Love Alarm (좋아 하면 울리는)

Il lato oscuro dei social, mostrato attraverso l’amore nato tra i banchi di un Liceo

di Donatella Perullo

Titolo: Love Alarm (좋아 하면 울리는)

Genere: Romance

Dove vederlo: in streaming su Netflix

Sceneggiatura: Seo Bo-ra e Lee Ah-yeon

Paese di produzione: Corea del Sud

Numero episodi: 8 durata per episodio: 45  minuti

Anno di trasmissione: 2019


Main Cast:

Kim So-hyun  (Kim Jo-jo)

Jung Ga-ram (Lee Hye-young)

Song Kang (Hwang Sun-oh)

 Min-si (Park Gul-mi)

Lee Jae-eung (Cheon Duk-gu)

In Corea del Sud, Un misterioso sviluppatore crea un innovativo software mobile. L’App si chiama Love Alarm e dà la possibilità di sapere se nel raggio di dieci metri c’è qualcuno a cui piaci. Love Alarm ha un successo immediato in tutto il mondo. Nessuno sembra poterne fare a meno, anche se è facile percepire i rischi potenziali che una simile innovazione può innescare.

Hwang Sun-ho (Song Kang) è un ragazzo bellissimo e molto ricco. La madre è un’attrice famosa e il padre un importante politico. Lui stesso ha lavorato come modello ed è molto popolare. Ha un solo vero amico, il coetaneo Lee Hye-young (Jung Ga-ram). Questi è figlio della governante di casa Hwang ed è per Sun-ho come e più di un fratello.

Ironia della sorte, tra i due il più sereno è l’umile Hye-young. Sun-ho si sente, infatti, non amato dai genitori che lo costringono a una vita di apparenze, ma grama di sostanza.

Quando Sun-ho inizia a frequentare lo stesso liceo di Hye-young, conosce Kim Jo-jo. La ragazza è orfana e vive con la zia e la cugina Park Gul-mi che frequenta il medesimo liceo e la detesta. Jo-jo non ha una vita semplice. Dopo lo studio ha più di un lavoro part-time e aiuta anche la zia nel suo minimarket. La ragazza cerca di accantonare soldi per gli studi universitari e deve ripagare un debito che ha acceso per affrontare le cure di sua nonna.

“Mi fai venire voglia di raccontarti tutto, anche le piccole cose ” (Hwang Sun-oh)

Anche se Hye-young non ha mai voluto confermarglielo, Sun-ho sa che l’amico è perdutamente innamorato della bella Jo-jo. Ciononostante, non riesce a impedirsi di restare affascinato da lei e in breve se ne innamora, ricambiato. Pur soffrendone, Hye-young comprende i sentimenti dei due ragazzi e continua a essere il migliore amico di Sun-ho e ad amare in segreto Jo-jo.

Nel frattempo intorno a loro l’App Love Alarm diventa un bene irrinunciabile per ogni membro della società, soprattutto tra i più giovani. Questi ultimi iniziano a valutarsi a vicenda in base a quanti cuori innamorati fanno trillare il cellulare di ognuno. Questo crea delle grosse disparità tra le persone ed estromette dalla vita sociale chi non riesce a piacere agli altri. Gli stessi innamorati ricercano conferma dell’amore reciproco non più nei propri sguardi o nei gesti, ma nella capacità di far suonare i reciproci Love Alarm.

Si creano anche episodi imbarazzanti nel momento in cui, chi vuol mantenere segreti i propri sentimenti, fa suonare suo malgrado l’applicazione dell’oggetto del suo desiderio.

Jo-jo e Sun-ho decidono di provare a vivere la loro storia senza far affidamento sull’applicazione. Anche se, saltuariamente, amano mostrare l’uno all’altro il risultato della loro vicinanza, mantenendo attivo Love Alarm.

Un evento del passato e un episodio del presente, cambieranno però le cose. Nel frattempo Love Alarm si espande e cambia la società, mettendone a nudo le debolezze ed esacerbandone aspetti negativi. Jo-jo, Sun-ho e Hye-young dovranno imparare ad affrontare i fantasmi del passato e soprattutto ad accettare che l’amore può essere meraviglioso, ma anche un tormento.

“Non importa cosa farai, mi basta che tu sia te stessa. Se ignorerai i miei messaggi, se mi darai buca e se mi scaricherai te lo ascerò fare. Per me sarà una reazione perché faremo cose insieme, cose che non posso fare da solo. ” (Lee Hye-young)

Tratto dall’omonimo webtoon di Chon Kye-young Love Alarm è solo in apparenza un drama adolescenziale, romance e leggero. In realtà, a mio parere, è una chiara denuncia contro l’influenza negativa dei social media nella società contemporanea. La storia porta, infatti, alla luce il lato oscuro e inquietante dei social che rendono le relazioni personali più superficiali e influiscono sull’autostima di ognuno. Partendo da una trama in apparenza scontata, Love Alarm diventa pian piano inquietante, mostrandoci quanto l’uso inappropriato della tecnologia influisca negativamente sui più fragili. È una storia che può impartire una seria lezione sui mali conseguenti la dipendenza dai social media.

Questa sensazione non è solo mia. Sul South China Morning Post, Stephen Mc Carty ha scritto: “Love Alarm non è solo una storia d’amore innocente. Si occupa anche della protezione dei dati, dei diritti dei gay, delle conseguenze estreme dell’angoscia e dell’invasione degli smartphone”.

Alla fine, il triangolo amoroso tra i protagonisti e le vicende dei personaggi di supporto, si rivelano un pretesto per raccontare il disagio nel quale s’incorre, diventando dipendenti dalla socialità virtuale. Il diverso approccio alle problematiche da parte dei vari personaggi, le loro scelte diametralmente opposte, saranno quelle che faranno la differenza nella loro vita. La chiave di lettura di questa storia è tutta tra le righe, insomma. Tuttavia non aspettatevi un racconto pesante e poco avvincente. Love Alarm è godibile e coinvolgente anche se, devo essere sincera, mi sono trovata spesso a mal sopportare la protagonista, quasi più della cugina odiosa. Kim Jo-Jo prende decisioni non sempre condivisibili, spesso incomprensibili ed egoistiche. Non entro nei dettagli per non rivelare nulla, sta di fatto che più di una volta ho desiderato di salvare Hye-young e Sun-ho da lei.

Ogni giorno sento che sto combattendo una guerra contro me stessa” (Kim Jo-jo)

In ogni caso, mi sento in dovere di dirvi, nell’improbabile possibilità che non lo sappiate già, che la storia non termina con l’ottava puntata. Prosegue, infatti, nella seconda stagione, in onda anch’essa su Netflix, della quale conto di parlarvi presto.

In Patria Love Alarm ha avuto un grandissimo successo. Nel 2019 Netflix l’ha posto all’ottavo posto tra i dieci spettacoli originali della piattaforma, più amati in Corea del Sud. Al momento della sua uscita fu fatto una grande promozione. Dal diciotto agosto al primo settembre  2019 fu organizzata, presso il Lotte World Tower World Park Square una zona di esperienza interattiva. Ogni spazio fu decorato e organizzato come se l’applicazione Love Alarm esistesse davvero e funzionasse. Fu offerta agli innamorati che visitarono il padiglione, un’esperienza romantica. Fu rilasciata, inoltre, un’App omonima, simile a quella del drama, ma non uguale, che si può tuttora scaricare da Google Play, QUI. Io non l’ho scaricata, nonostante la curiosità, quindi non so descrivervene le caratteristiche.

Una curiosità: Dopo la scelta di Kim So-hyun e Jung Ga-ram, la selezione per individuare il giusto interprete del personaggio di Hwang Sun-oh non fu semplice. Song Kang riuscì a ottenere il ruolo tra ben novecento aspiranti.

La mia valutazione
8.7/10
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Kiss Goblin (키스요괴)

Una storia delicata e romantica condita di magia

di Donatella Perullo

Titolo: Kiss Goblin (키스 요괴)

Genere: web drama fantasy/romance

Dove vederlo: in streaming su Viki

Sceneggiatura e regia:  Kim Tae Wook

Paese di produzione: Corea del Sud

Numero episodi: 12

Durata per episodio: 10/15 minuti circa

Anno di trasmissione : 2020

Main Cast:

Bae In-hyuk (Ban SookGoblin)

Jeon Hye-won (Oh Yeon-ah)

Lee Jung-min (Regina dei Goblin)

Jang Eui-soo (Esorcista)

Lee Se-hee (Yoon Sul-hee)

Moon Ji-yong (Ji Seung-heon)

Oh Yeon-ah è una studentessa universitaria che ha appena subito una delusione amorosa. Per questo è arrabbiata con il genere maschile e non ha intenzione di innamorarsi. Una sera, mentre è impegnata nel suo lavoro part-time, vede una coppia baciarsi. Qualche ora dopo, tornando a casa, scorge lo stesso ragazzo baciare Yoon Sul-hee, la sua amica del cuore. Inferocita, si avvicina al giovane e lo schiaffeggia, non immaginando che in realtà lui è Ban Sook, un Goblin.

Ban Sook ha un solo desiderio, dopo oltre centosessanta anni di vita solitaria vuole diventare umano. Per riuscirci deve baciare dieci ragazze e imparare attraverso ognuna di loro uno dei sentimenti umani. La missione sembra facile però, man mano che Ban Sook inizia a provare emozioni, incontra sempre più difficoltà. Per fortuna continua a incrociare la temeraria Yeon-ah. I due diventano amici e quando farà la sua comparsa il terribile esorcista che vuole uccidere Ban Sook, la ragazza farà di tutto per difenderlo.

Per Yeon-ah e il bellissimo Ban Sook passare dall’amicizia all’amore è facile, ma riuscirà la strana coppia a conquistare il suo lieto fine?

“Come il tramonto sul pelo dell’acqua tu ti sei avvicinata, gentile e bellissima” (Ban Sook)

Un web drama è una serie breve, lunga poco più di un film, divisa in puntate di massimo quindici minuti e realizzata per essere vista attraverso il web. Kiss Goblin è, per l’appunto, un web drama. È uscito il 28 luglio 2020 ed io l’ho scoperto per caso, girando in rete.

Kiss Goblin è un urban fantasy romantico e divertente, poco impegnativo per durata e trama e l’ho trovato davvero carino. Ottimo come intermezzo tra un Drama più corposo e l’altro oppure per rilassarsi in una giornata uggiosa. La storia d’amore tra il bel Goblin e la giovane Yeon-ha è fresca, divertente e dolce al punto giusto. Insomma, non è un capolavoro ma è un racconto soft che vi consiglio.

La trasformazione del carattere del Goblin man mano che fa suoi i sentimenti umani è ben descritta. Lo è anche la descrizione della presa di coscienza dei sentimenti reciproci da parte dei due protagonisti.

Gli attori sono tutti giovani e ancora poco conosciuti, ma credo che Bae In-hyuk farà strada.  È diventato abbastanza popolare all’inizio del 2020 con il suo ruolo nel web drama “XX “. È molto carino e abbastanza espressivo, inoltre sarà protagonista del drama fantasy  My Roommate is a Gumiho la cui uscita è prevista per il 2021. Peciò sono certa che sentiremo ancora parlare di lui.

“Se l’amore avesse una temperatura, la nostra sarebbe 99°, solo un grado al di sotto del punto di ebollizione. Non può bollire, non può evaporare. La nostra temperatura aumentò verso l’amore, ma non bollì mai.” (Oh Yeon-ha)

Anche Jeon Hye-won che interpreta la protagonista è agli inizi della carriera, anche se ha avuto ruoli di supporto in drama come Because this is my first life.

Il supporting cast di Kiss Goblin funziona, a partire da Ji Seung-heon il second lead, interpretato da Moon Ji-yong. Il suo è un personaggio che suscita tenerezza e spinge a fare il tifo anche per lui. Il temibile, ma non troppo, esorcista è impersonato da Jang Eui-soo forse l’attore con più esperienza in questo cast. Jang Eui-soo di recente è stato protagonista di diversi drama tra cui il web drama B/L sudcoreano Where Your Eyes Linger che è possibile vedere su Viki.

La mia valutazione
8/10
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Flower of Evil (악의 꽃)

“E se mio marito fosse un serial killer senza sentimenti né lacrime?”
Una storia potente, un intreccio thriller dall’ingranaggio perfetto.

di Donatella Perullo

Titolo: Flower of Evil (악의 꽃)

Genere: Thriller

Dove vederlo: in streaming su Viki

Sceneggiatura: Yoo Jung-hee

Paese di produzione: Corea del Sud

Numero episodi: 16

Durata per episodio: 60 minuti circa

Anno di trasmissione in patria: 2020

Main Cast:

Lee Joon-gi (Baek Hee-sung/ Do Hyun-soo)

Moon Chae Won (Cha Ji-won)

Jang Hee-jin (Do Hae-soo)

Seo Hyun-woo (il giornalista Kim Moo-jin)

Jung Seo-yeon (Baek Eun-ha, figlia di Hyun-soo e Ji-won)

Kim Ji-hoon (allievo di Do Min-seok)

Choi Byung-mo (Do Min-seok)

Baek Hee-sung (Lee Joon-gi) e Cha Ji-won (Moon Chae-won) sono sposati e hanno una bellissima bambina che li adora. L’uomo è un artigiano del metallo e ha il suo laboratorio al piano terra della loro abitazione, mentre Ji-won è una detective della polizia. Sono una coppia affiatata e molto innamorata, in apparenza normalissima e serena. All’inizio della storia la famiglia è pronta a festeggiare il trentanovesimo compleanno dell’uomo, con i genitori di lui. Qui s’intravedono le prime ombre. I due, infatti, non sembrano accettare la famiglia del figlio. Da subito si capisce, quindi, che non tutto è come sembra. Quando non è alla presenza della moglie o della figlioletta, Baek Hee-sung appare freddo e cupo. È un uomo duro nei confronti della madre e i dialoghi tra loro fanno intendere che celano qualcosa. È così, in effetti.

Baek Hee-sung nasconde alla moglie un terribile segreto. Un passato orribile che l’ha indotto ad avere un’identità segreta. In realtà l’uomo è infatti Do Hyun-soo, figlio di Do Min Seok, (Choi Byung Mo), un serial killer suicidatosi prima di essere catturato dalla polizia.  All’epoca dei terribili omicidi, il giovane Hyun-soo viveva con il padre e la sorella maggiore, Hae Su, in un villaggio. Alla morte del padre, il giovane perché chiuso e anaffettivo, era stato preso di mira dai concittadini. Convinti che il ragazzo fosse complice del genitore, avevano perpetrato su di lui esorcismi e torture. Per questo, dopo la misteriosa uccisione del capo villaggio, Hae-su, era fuggita con il fratello e per non essere rintracciati, i due si erano separati.

“Vorrei che potessimo scambiarci corpo per un giorno, così che tu possa sentire quanto ti amo” (Cha Ji-won)

A distanza di diversi anni Do Hyun-soo vive dunque ormai come Baek Hee-sung. Ha una vita in apparenza serena, ma è tormentato dai fantasmi del passato e terrorizzato dal timore di essere davvero come suo padre. Si sforza di restare in equilibrio tra la sua vecchia vita e quella che si è creato, ma è vittima di dolorosi disturbi emotivi. Disturbi che lo spingono a sforzarsi di mostrare sentimenti che è convinto di non riuscire realmente a provare. Tutti questi equilibri da lui faticosamente costruiti, sono destinati, però,  a crollare.

A sua moglie sono affidate, infatti, le indagini su alcuni omicidi seriali che ricordano quelli messi in atto anni prima da Do Min Seok. Questo manda in crisi Hyun-soo ma, soprattutto, porta Cha Ji-won a scoprire verità inaspettate sul marito. Riuscirà il suo amore a resistere a tutto quello che verrà alla luce? Soprattutto, quanto di suo padre c’è in Do Hyun-soo e quanto c’è di vero in ciò che l’uomo crede di provare?

“Se nemmeno tu mi credi, come farà chiunque altro a credere a ciò che dico?” (Do Hyun-soo)

Raccontare la trama di Flower of Evil è un’impresa difficile se non si vuole rivelare troppo e rovinare la visione. Questo drama ha una storia potente, complessa e magnificamente sviluppata. È un intreccio thriller disseminato di indizi mai casuali, che si sviluppa suscitando sorpresa ed emozioni forti. Gli appassionati del genere, che hanno letto romanzi e visto tante serie tv e film, sono abituati a certi meccanismi tipici e ormai, aimè, prevedibili. Lo so bene perché sono tra questi ed è da tempo che trovo con difficoltà storie capaci di sorprendermi e avvincermi. È per questo che Flower of Evil è stata per me una salutare sferzata di energia. Questo drama è un ingranaggio perfetto che lascia soddisfatto anche lo spettatore più difficile, come me. Nel rappresentarvi la storia ho dovuto per forza di cosa evitare di parlare di personaggi e fatti fondamentali, perché mi avrebbero fatto rischiare spoiler imperdonabili.

Non è solo l’intreccio poliziesco, però, a rendere speciale Flower of Evil. Ciò che lo rende, per me, un Drama di classe superiore, è la costruzione umana dei personaggi. Per primo Do Hyun-soo con i suoi tormenti, il suo disagio psicologico e il suo chiudersi al mondo con la certezza di non essere in grado di empatizzare con il prossimo né amare nessuno. È un personaggio magnificamente umano, che Lee Joon-gi ha reso suo, rappresentandolo come solo un grande professionista è capace di fare. Attraverso i suoi occhi, l’attore ci mostra l’inferno interiore di Do Hyun-soo e ci fa desiderare di salvarlo, anche senza sapere se lo meriti oppure no.

Hyun-soo che si paragona al dio Efesto, il meno bello del monte Olimpo, odiato da tutti per il suo carattere, sente di non meritare nulla. Non ama, ma protegge la sua bambina e sua moglie. Non ha scrupoli a mantenere segreta la sua vera identità, ma non esita a perdonare chi in passato ha tradito lui e sua sorella. Sente di non aver nulla da perdere, eppure protegge ciò che ha, a costo della vita. Questo personaggio, credetemi, vi resterà tatuato sul cuore e lascerà segno che difficilmente svanirà.

Così sarà anche per Cha Ji-woon, una poliziotta innamorata del proprio mestiere. Lei ha sempre saputo cosa voleva dalla vita e ha conquistato ogni suo traguardo. Per amore del marito farà scelte imprevedibili e coraggiose. Prenderà decisioni giuste, a volte difficili e soprattutto non vacillerà, se non per qualche breve istante. Perderà l’equilibrio solo per poco e quando lo avrà recuperato, resterà salda sulla propria strada, a qualsiasi costo e contro tutto e tutti.

“È il padre di mio figlio, è la mia famiglia, è la mia persona e ha una moglie che starà al suo fianco qualunque cosa accada.” (Cha Ji Won)

Intorno a loro due, una miriade di satelliti, ognuno con le sue peculiarità, con le sue luci e ombre e tutti sublimi. Dalla squadra di colleghi detective di Cha Ji-woon, ai genitori adottivi di Do Hyun-soo. Fino ad arrivare allo spietato padre killer che continua a tormentare i ricordi di Hyun-soo.  Senza bisogno di troppe parole, ma con il suo sguardo nero come la notte più buia, Do Min Seok (Choi Byung Mo) riesce a inquietare anche gli spettatori più coriacei. C’è poi il giornalista Kim Moo-jin (Seo Hyun-woo) con il suo struggente amore mai dimenticato per la tormentata Do Hae-su. Una nota speciale è dovuta anche alla piccola Jung Seo-yeon, che interpreta da attrice consumata Baek Eun-ha la figlioletta di Hyun-soo e Ji-woon. Ricordate questo nome, perché sono certa che diventerà una star.

Ultimo ma non ultimo Kim Ji-hoon, un attore che ho scoperto in questo drama e del quale vorrei parlare tanto. Non posso, però, perché del suo personaggio credetemi non oso riferire neanche il nome per non rovinare sfumature importanti del racconto. Vi basti sapere che dopo aver visto Flower of Evil non lo dimenticherete facilmente.

Per quanto riguarda la colonna sonora, a costo di sembrare ripetitiva, devo dire che è perfetta per la storia alla quale fa da contrappunto. Due brani in particolare sono entrati di diritto nella mia playlist e non credo ne usciranno mai: Feel You, cantata da Shin Yong-jae  e In my Heart, cantata da Lim Yeon. 

In conclusione, Flower of Evil è inaspettatamente salito in cima alla mia classifica dei drama. È di certo il più avvincente e toccante che ho visto quest’anno e vorrei davvero che lo vedeste perché lo ritengo imperdibile, come è stato per pochi finora. Nonostante la messa in onda sia terminata da poco, Lee Joon-gi ha vinto per la sua interpretazione già due premi  al 5 ° Asia Artist Awards, come Asian Celebrity e come Best Artist. Sono certa che non saranno solo i primi riconoscimenti per la sua eccellente performance e che ne arriveranno altri anche per gli altri professionisti che hanno contribuito alla realizzazione di questo eccellente lavoro.

La mia valutazione
10/10
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Your Honor – 친애하는 판사님께

Un legal thriller ricco di intrighi, colpi di scena e spunti di riflessione.

di Donatella Perullo

Titolo: Your Honor 친애하는 판사님께

Genere: Legal Drama

Sceneggiatura: Cheon Sung-il

Paese di produzione: Corea del Sud

Numero episodi: 32 da 35 minuti

Anno di produzione: 2018 

Dove vederlo: in streaming su Viki

Main Cast:

Yoon Shi-Yoon   (Han Kang-Ho e Han Soo-Ho)

Song So Eun (Lee Yoo-Young)

Park Byung-Eun (Oh Sang-Cheol)

Kwon Nara (Joo Eun)

“Cervello straordinario, aspetto splendido. Ci sono fratelli che condividono tutti i geni allo stesso modo, ma vivono vite completamente diverse.”

È così che il sito ufficiale di Your Honor apre la presentazione di questo drama.

La storia ci mostra come due persone con pari qualità intellettive possano ricevere dalla vita, opportunità opposte a causa del pregiudizio.

Han Kang-ho e Han Soo-ho (Yoon Shi-Yoon) sono due gemelli omozigoti, identici nel fisico ma opposti nell’animo. Viziato e ben considerato dalla madre, Soo-ho ha la possibilità di studiare e diventa giudice. Trattato invece in modo impari, Kang-ho diviene un piccolo delinquente e finisce più volte in prigione.

Una notte, mentre getta l’immondizia e non ci sono testimoni, qualcuno rapisce il magistrato Soo-ho. Lo scapestrato Kang-ho, in fuga dalle forze dell’ordine, si reca a casa del fratello in cerca di aiuto e per una serie di coincidenze, si ritrova a prenderne il posto. Per non essere smascherato è costretto a sostituirlo anche in tribunale. Qui, supportato dall’ignara Song So-eun (Lee Yoo-young), una competente e sensibile tirocinante, inizierà a svolgere le mansioni di giudice. Con sua stessa sorpresa, si appassionerà ai casi che gli saranno sottoposti. Si rivelerà essere giusto, coscienzioso e umano, molto più del fratello e di tanti altri magistrati, avvocati e procuratori nei quali s’imbatterà.

«Non che io ne sappia molto, ma un attore rende felice gli altri, penso. Li fa piangere e ridere, si arrabbia per conto loro e si vendica per conto loro…» (Han Kang-ho)

Per uno strano gioco del destino quindi, il malvivente Kang-ho si troverà invischiato in un dedalo d’insidiosi giochi di potere. Dovrà lottare contro la corruzione della casta e sarà costretto a combattere per la sua vita e per il proprio riscatto. Dovrà lottare soprattutto per l’amore di So-eun, del quale crede di non essere degno.

Your Honor è un legal thriller di ottimo livello, arricchito da una pennellata di romance, sviluppata così da donare ancor più spessore alla storia. La trama è ricca di colpi di scena che si susseguono fino all’ultimo fotogramma. Una narrazione che per intrighi e complessità, ma soprattutto per il crescendo di emozioni, mi ha ricordato a tratti i romanzi di John Grisham. I personaggi sono tutti credibili, anche i secondari.

Il racconto concede diversi spunti di riflessione e non solo per gli avvenimenti che coinvolgono i protagonisti e il loro passato. Anche i casi che Kang-ho affronta come giudice, hanno la capacità di sollecitare la coscienza dello spettatore e stimolarlo a riflettere su argomenti importanti.  

«Sei il mio centro gravitazionale. Non dovrei innamorarmi di te, ma continuo a farlo.» (Han Kang-ho)

La storia umana dei due protagonisti è molto ben sviluppata e coinvolge nel profondo, il tormento di Kang-ho più di tutto. Lui che si sente rifiutato dalla madre e tenta di conquistarne l’amore. È un giovane uomo convinto ormai di non essere abbastanza, per nessuno, tanto da finire con il perdersi. Le sue pene interiori fanno tremare il cuore e rodere di rabbia, inducendo lo spettatore a desiderare di risolvere per lui le ingiustizie che patisce. 

Anche il doloroso passato di So-eun, tocca l’animo. La giovane ha visto la propria famiglia distrutta da una violenza sessuale, subita dalla sorella e rimasta impunita. Un crimine che influisce sulla sua vita, sulle sue scelte e sul suo difficile rapportarsi con gli altri. Sarà questo stesso passato, però, a consentirle di riconoscere la purezza d’animo e il valore di Kang-ho. Incontro di animi che contribuirà al riscatto di entrambi.

Your Honor è, infatti, un drama che parla soprattutto di rinascita e riabilitazione. È la storia dell’evoluzione di chi, ambendo alla vita di un altro, riesce a rivalutare e riscattare la propria.  È il drama giusto per chi è in cerca di emozioni forti e di una storia diversa dal solito. Gli interpreti sono credibili e di grande spessore professionale. La vera scoperta per me, però, è stato Yoon Shi-yoon. Ammetto che nei primi episodi la sua interpretazione appare un po’ sopra le righe, ma poi diviene a dir poco magistrale. Nell’impersonare i due gemelli dall’animo così diverso, riesce a distinguersi nell’una e l’altra veste solo con cambi di sguardo e movenze. Grazie alla sua bravura, ci si ritrova ad amare Kang-ho e a odiare Shi-yoon, distinguendoli come avessero volti diversi.

Come la gran parte dei drama, Your Honor è impreziosito da OST molto belle che contribuiscono al coinvolgimento emotivo. La mia preferita è Comfort di Jung In, che ho ovviamente aggiunto alla mia play list.

Your Honor in patria è stato premiato con un discreto indice di ascolto. Ha ricevuto sette nomination ed entrambi i protagonisti hanno vinto premi di rilievo per le loro interpretazioni. Yoon Shi-yoon ha ricevuto, allo SBS Drama Awards, l’Exellence Award Actor, mentre come protagonista femminile, Lee Yoo-young è stata nominata miglior attrice.

Il video di 'Comfort'

La mia valutazione
9/10
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Hwarang: The Poet Warrior Youth (화랑)

Bromance, amori e rocambolesche avventure dei Cavalieri in fiore, l’orgoglio del regno di Silla.

di Donatella Perullo

Titolo: Hwarang: The Poet Warrior Youth (화랑)

Genere: Storico/romance

Dove vederlo: in streaming su Viki

Sceneggiatura: Park Eun-yeong  

Paese di produzione: Corea del Sud

Numero episodi: 20 durata per episodio: 60  minuti

Anno di trasmissione in patria: 2016/2017

Main Cast:

Park Seo-joon (Kim Sun-woo)

Go Ara (Kim Ah-ro)

Park Hyung-sik (Sammaekjong/Kim Ji-dwi)

Choi Won-young  (Lord Kim Ahn-ji)

Choi Min-ho (Kim Soo-ho)

Kim Tae-hyung  aka V (Suk Han-sung)

Do Ji-han (Park Ban-ryu)

Jo Yoon-woo (Kim Yeo-wool)

Kim Hyeon-jun  (Suk Dan-se)

Yoo Jae-myung (Pa-oh)

Kim Ji-soo  (Regina Madre Ji-so)

Seo Ye-ji (Principessa Sook-myung)

La regina madre Ji So-ha governa il Regno di Silla sin dalla morte del re Beopheung.  La donna tiene l’erede al trono, il suo giovane figlio Sam Maek-jong (Park Hyung-sik) nascosto, lontano dalla capitale Seorabeol per proteggerlo dai nemici che vogliono impedirgli di salire al trono. Divenuto maggiorenne, Sam Maek-jong, però, torna in città con l’intenzione di vigilare sull’operato della madre e chiederle di cedergli il potere. Mantiene quindi l’incognito e, protetto solo dal suo fedele braccio destro, si aggira tra la gente, presentandosi come un giovane nobile di nome Kim Ji-dwi.

Kim Sun-woo (Park Seo-joon) e Kim Seon-u (Lee Kwang-Soo) sono due amici che vivono in un modesto villaggio del regno di Silla. Sun-woo è orfano, non conosce le proprie origini ed è stato allevato da un eccentrico musicista. Anche Seon-u ha una storia difficile alle spalle. Dodici anni prima è stato strappato alla sua famiglia e ridotto in fin di vita. Salvato dal padre adottivo di Sun-woo è cresciuto con il desiderio di ritrovare la sua famiglia d’origine e soprattutto la sua sorellina Kim Ah-ro (Go Ara). Un giorno i giovani decidono di partire alla volta della capitale per rintracciare finalmente la famiglia di Seon-u. Giunti a Seorabeo, i due ragazzi si dividono e Kim Seon-u riesce a vedere la sorella ma, prima che possa farsi riconoscere, avviene l’imprevedibile. Kim Seon-u vede Sam Maek-jong parlare con qualcuno che lo chiama per nome e ne scopre la vera identità.

Conscio del pericolo che sta correndo, rintraccia Kim Sun-woo e lo incita a fuggire con lui dalla città. Sun-woo non capisce cosa sia successo, ma dinanzi al terrore dell’amico non si lascia pregare. I due così si addentrano lungo un sentiero attraverso il bosco, in cerca di salvezza.

Una sicario reale ha però visto in volto Seon-u e lo insegue per ucciderlo e impedirgli di rivelare l’identità dell’erede al trono. Saputo quanto sta per succedere, Sam Maek-jong fa di tutto per impedirlo e corre anche lui nel bosco per fermare l’assassino.

Purtroppo il destino di Seon-u è segnato. Il sicario reale raggiunge lui e Sun-woo e li trafigge senza pietà. I due ragazzi restano agonizzanti nella boscaglia e prima di perdere i sensi, Kim Sun-woo tiene tra le braccia il suo più caro amico, che spira dopo avergli fatto giurare che si prenderà cura di sua sorella Kim Ah-ro.

Il giorno dopo Sun-woo è trovato in fin di vita, accanto al cadavere dell’amico, da Kim Ahn-ji un jin-gol (medico) che lo porta in casa sua e, con l’aiuto di sua figlia anch’ella jin-gol , lo cura. Al suo risveglio Kim Sun-woo racconta l’accaduto all’uomo il quale, disperato, capisce che il giovane trovato morto era il suo adorato figlio, rapito dodici anni addietro. Kim Ahn-ji rivela così al ragazzo di essere stato un medico reale, costretto dalla malvagità della regina a lasciare il palazzo.

“Nessuna strada è nata per essere una via sin dall’inizio, qualcuno vi ha dovuto camminare, perché diventasse tale. (Kim Sun-woo)

Per proteggere Sun-woo, l’uomo gli propone di prendere l’identità di Seon-u e fingersi suo figlio, nonché fratello di Kim Ah-ro. Il ragazzo accetta perché vuole restare in città e vendicare la morte del suo amico fraterno. Vuole però anche mantenere la promessa fattagli in punto di morte e proteggere la giovane Ah-ro, fingendosi suo fratello maggiore.

Nel frattempo, per indebolire il potere della casta, la Regina decide di creare una nuova elite, l’Hwarang, un esercito di giovani nobili, tutti di bell’aspetto, destinato a supportare e proteggere re Sam Maek-jong. Non immagina la regina che di questo speciale esercito farà parte, sotto le mentite spoglie di Kim Ji-dwi, il suo stesso figlio e che anche Sun-woo, fingendosi Kim Seon-u si infiltrerà in questa speciale Accademia Militare.

A questo punto, credetemi, vi ho rivelato ben poco, la storia è appena all’inizio e lo scenario è così ampio che per spiegarvene i dettagli non basterebbero decine di pagine. Spero solo di avervi dato un’idea di quanto sia interessante e avvincente questa trama. In genere non apprezzo i drama storici perché li trovo piuttosto ripetitivi, Hwarang però è differente. Non solo perché ha un cast eccezionale o perché l’esercito di Cavaliere in fiore  è una gioia per gli occhi e per lo spirito. Hwarang è speciale perché pur restando, non del tutto, ma abbastanza fedele alla ricostruzione storica, riesce a emozionare, coinvolgere e divertire.

Hwarang ha una trama avvincente e pur non mancando dei classici intrighi di corte, la storia è ricca di romanticismo, cameratismo, duelli e rocambolesche avventure.  Mi ha ricordato per certi versi un classico della nostra cultura: I tre moschettieri. Mentre, però, molti dei numerosi film ispirati al romanzo di Dumas mi hanno a tratti annoiata, Hwarang è riuscito a mantenere vivo il mio interesse fino alla fine e non solo per l’indiscussa avvenenza dei protagonisti. Certo, ho trovato alcuni risvolti prevedibili, ciononostante la storia è riuscita a mantenere costante la tensione e ad avere un ritmo crescente e incalzante.

“Ho sempre pensato che non mi importasse di essere venuto al mondo ma dopo averti incontrata, per la prima volta sono stato grato di essere nato e il motivo per cui sono vivo, ora sei tu. (Kim Sun-woo)

Il triangolo amoroso tra Ah-ro (Go Ara), Sun-woo (Park Seo-joon) e Sam Maek-jong (Park Hyung Sik) è la colonna portante del drama, ma non l’unica. I personaggi secondari, che poi tanto secondari non sono, e le loro storie  sono un valore aggiunto non da poco. I numerosi misteri che si presentano e poi dipanano puntata dopo puntata, contribuiscono a tenere alta la tensione e l’interesse dello spettatore. Così come il fascino dei Cavaliere in fiore, i loro caratteri tanto diversi gli uni dagli altri, la loro bellezza e l’aspetto bromance che avvince quasi quanto le storie d’amore narrate.

Il cast, come dicevo, è incredibilmente ricco e di ottima qualità. Inutile rimarcare la ben nota bravura di Park Seo-Joon, di Park Hyung-sik, di Go Ara o di tutti gli interpreti dei Hwarang. Una menzione speciale, però, è d’obbligo per Kim Tae-hyung, ovvero V del gruppo K Pop BTS che interpreta in maniera egregia Suk Han-sung un personaggio ingenuo e di una dolcezza infinita. Prima di Hwarang lo apprezzavo tantissimo per la sua voce calda e inconfondibile, ma ora che l’ho visto recitare si è guadagnato un posticino speciale nel mio cuore. Anche Choi Min-ho, membro della boy band Shinee, con la sua interpretazione di Kim Soo-ho mi ha piacevolmente sorpresa. 

Così come mi hanno un po’ infastidito le risate gracchianti e spesso immotivate di Lord Kim Wi-hwa (Sung Dong-il), mentore degli Hwarang, ma ho davvero solo da elogiare questo Drama.

Anche le Ost sono molto belle, le mie preferite sono I’ll be here – cantata da Park Hyung Sik; Even if I die, it’s you – interpretata da V & Jin dei BTS e Our Tears interpretata da Park Seo-joon.

In conclusione devo confessare che se dovessi avere la possibilità di trasformarmi in una protagonista di Drama, molto probabilmente sceglierei di essere Ah Ro, contesa tra Park Seo-joon e Park Hyung-sik e circondata da un esercito di Cavalieri in fiore che farebbero tornare la vista agli orbi.

Una Curiosità:

Vicino alla località turistica di Bomun, c’è il Silla Millennium Park. Qui c’è una bellissima ricostruzione dell’architettura della dinastia Silla, ma non solo. Presso la  Hwarang Performance Hall, è proposto uno spettacolo culturale che mostra gli Hwarang all’opera! La performance dura circa mezz’ora e durante questo lasso di tempo, giovani cavalieri in uniforme Hwarang fanno acrobazie a cavallo. Al Silla Millennium Park è anche possibile visitare il set della KBS nel quale è stato girato Hwarang: The poet warrior Youth. Il sito è rimasto intatto ed è sicuramente emozionante per un fan trovarsi nello stesso luogo nel quale sono state girate le scene del Drama. Il parco è disseminato di cartelli anche in inglese, che narrano ai visitatori i dettagli sulla storia della dinastia Silla.  Ne spiegano anche il sistema gerarchico del rango delle ossa sacre, citato nella sceneggiatura. (Fonte e credit foto del Silla Millennium Park : 1)

La mia valutazione
9/10
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#ALIVE (#살아있다)

Un horror zombie inaspettato. Un racconto introspettivo che mostra anche l’aspetto umano di un’apocalisse.

di Donatella Perullo

Titolo: #ALIVE (#살아있다)

Genere: Horror/zombi

Dove vederlo: in streaming su Netflix

Sceneggiatura: Cho Il-hyung e Matt Naylor

Paese di produzione: Corea del Sud

durata: 1 ora e 38  minuti

Anno di trasmissione in patria: 2020

Main Cast:

Yoo Ah-in (Joon-woo)

Park Shin-hye (Kim Yoo-bin)

Supporting Cast

Lee Hyun-wook (vicino di casa)

Oh Hye-won (una poliziotta)

Jeon Bae-soo (soccorritore)

Una stanza immersa nella penombra. La luce di un giorno assolato filtra a malapena attraverso le tende. Un ragazzo dorme vestito, circondato da computer e apparecchiature elettroniche. Si è lasciato cadere sul letto a notte fonda, dopo ore trascorse dinanzi a un video. È un campione di giochi online, bravo con il joystick ma imbranato nelle attività pratiche e nella vita quotidiana. Il telefono suona e il giovane Joon-woo (Yoo Ah-in) si sveglia a stento. Sussulta nel rendersi conto che sono le dieci. Il suo primo pensiero è chiamare a gran voce la mamma, ma nessuno gli risponde. È solo. Circondato dal silenzio, si alza, si lava, cerca qualcosa da mangiare, beve, poi sul tavolo del soggiorno trova un messaggio di sua madre. “Avevamo fretta, quindi non c’è niente da mangiare” recita il biglietto “Compra qualcosa a tua sorella. Scusa, figliolo, ci vediamo dopo! Ti voglio bene, mamma.

Joon-woo sorride, ma ignora le parole della madre e riprende la partita online lasciata in sospeso la notte precedente. I compagni di gioco iniziano a interagire, finché uno di loro grida di correre a vedere la televisione perché sta succedendo qualcosa di strano.  Joon-woo va in salotto e mentre ascolta le notizie, dalla strada lo raggiungono grida e un angosciante frastuono. Si affaccia e dinanzi a lui si apre uno scenario apocalittico. Cosa sta accadendo? Perché c’è chi fugge e chi assale gli altri, tentando di morderli? Stordito e sorpreso, il ragazzo apre timidamente la porta di casa. Stravolto, un vicino (Lee Hyun-wook) ne approfitta per catapultarsi nell’appartamento e barricarsi con lui. Il ragazzo cerca di mandarlo via, ma quello lo scongiura di lasciarlo restare al sicuro. Joon-woo rifiuta, ma gli accorda il favore di fargli usare il bagno prima di andarsene. Grave errore.

Poco dopo, infatti, l’uomo ha una crisi, si muta in un famelico zombi e lo assale. Il giovane riesce a stento a liberarsene e poco dopo riceve un messaggio vocale da suo padre che gli dice disperato: “Devi sopravvivere!”. È proprio questa preghiera a divenire il fulcro dell’intero film.

 #ALIVE catapulta velocemente gli spettatori nell’epidemia zombi, senza dar tempo di porsi domande su cosa l’abbia originata. L’attenzione di chi guarda è rapita da altro e anche se non mancano i momenti adrenalinici, molto è affidato all’aspetto introspettivo della storia. Un racconto incredibilmente efficace che narra la lotta per la sopravvivenza di un ragazzo campione nei combattimenti virtuali, ma impreparato alla dura realtà tanto da apparire goffo. Novello Robinson Crusoe, Joon-woo è segregato nell’appartamento di un condominio alveare che diviene un’isola deserta, perduta in un mare di orrore e morte.

Il soggiorno, affacciato su un cortile che diviene il centro del mondo, appare come un palcoscenico. Un proscenio dal quale Yoo Ah-in mostra tutti i sentimenti che stravolgono il suo personaggio. Confinato tra quattro mura, senza più cibo, privo di qualsiasi possibilità di contattare il mondo esterno, ben presto il ragazzo inizia a essere terrorizzato dalla solitudine e dall’orribile destino che gli sembra sempre più ineluttabile. Così Joo-woo passa dalla voglia di lottare, alla disperazione, dalla rabbia incontenibile alla paura, dalla  imbambolata sorpresa all’audace reazione, dalla resa alla determinazione. Quando per lui la capitolazione appare la sola via d’uscita, ecco che entra in scena Kim Yoo-bin (Park Shin-hye). La misteriosa dirimpettaia determinata e armata di ascia, restituisce al ragazzo la forza di non arrendersi.

Di lei non sappiamo nulla se non che è stata un’alpinista, ma leggiamo la forza nel suo sguardo e l’algida determinazione. Rappresenta la speranza e la forza d’animo, questo personaggio. La luce che guida Joon-woo attraverso i meandri dell’inferno, verso la luce.

Pur non conoscendosi, i due giovani si scambieranno da subito gesti di umanità e altruismo. Generosità istintiva che rappresenta un faro nella tempesta della disperazione. I due si sosterranno a vicenda e condivideranno la lotta contro gli zombi bramosi della loro carne.

Privo quasi totalmente di cliché e forte di effetti speciali degni delle migliori pellicole di genere, Alive è un film che consiglio di non perdere. Valore aggiunto è senza dubbio la presenza di Yoo Ah-nin. Attore che ha già dimostrato grande talento nel film Burning–l’amore brucia e in drama imperdibili come Chicago Typewriter e Secret Love Affair.

Leggi anche: Chicago Typewriter

Non meno incisiva l’interpretazione di un’inedita Park Shin-hye. Molto amata da alcuni e detestata da altri, l’attrice è convincente e ben immedesimata nel ruolo della determinata survivor. Ammetto di averla apprezzata anche in The Heirs, accanto a Lee Min-ho, nonostante la sua recitazione fosse ancora immatura. Confesso di averla apprezzata di più in Memories Of The Alhambra, al fianco di Hiun Bin. Qualsiasi sia il parere che avete su di lei, in #Alive la troverete del tutto diversa dai ruoli precedenti e ben immedesimata nella parte.

La sceneggiatura di #Alive è la rivisitazione di quella di “Alone”, pellicola made in U.S.A. del 2019 dello sceneggiatore hollywoodiano Matt Naylor, film del quale potete vedere il trailer QUI. L’autore l’ha riadattata insieme al regista sudcoreano Cho Il-hyung che ha poi anche diretto #Alive. 

La mia valutazione
8.7/10
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D-Day – 디데이

Il primo disaster K Drama, un racconto adrenalinico e coinvolgente che parla di amore e morte, di passione e disperazione, di dannazione e redenzione.

di Donatella Perullo

Titolo: D-Day -디데이

Genere: Catastrofico/ Medical drama/ romance

Sceneggiatura: Hwang Eun-kyung   

Regia: Jang Yong-woo

Paese di Produzione: Corea del sud

Numero episodi: 20 di 75 minuti circa.

Anno di messa in onda: 2015

Dove vederlo: su Viki

Main Cast:

Kim Young-kwang (Lee Hae-sung)

Jung So-min (Jung Ddol-mi)

Ha Seok-jin (Han Woo-jin)

Song Ji-ho (Lee Woo-sung)

Lee Geung-young (Park Gun)

Un terremoto di 6.6 gradi della scala Richter rade al suolo Seul. L’ospedale privato Mirae, di solito dedito alle cure di pazienti ammalati di tumore o comunque ben selezionati, diviene il centro dei soccorsi per i superstiti. Park Gun (Lee Geung-young), il direttore del nosocomio, è un uomo avido e senza scrupoli. Si avvale della professionalità del dott. Han (Ha Seok-jin) e di quella della dottoressa Kang Joo-ran (Kim Hye-eun), responsabile del pronto soccorso. Grazie a loro l’ospedale è diventato il fiore all’occhiello della sanità coreana. Al Mirae, però, lavora anche il dott. Lee Hae-sung (Kim Young-kwang), un professionista tutto cuore e istinto. Per lui i pazienti vengono prima di ogni altra cosa e che per questo il direttore Park lo odia.

Egli, infatti, mette al primo posto gli interessi economici dell’ospedale che dirige, grazie al cui successo intende divenire ministro della sanità. Oltre a mietere migliaia di vittime, però, il sisma sconvolge tutti gli equilibri del Mirae e mette in discussione ogni certezza del direttore Park.

Di questo stravolgimento entrerà a far parte anche la dottoressa Jung Ddol-mi (Jung So-min), un’ortopedica tirocinante. Poco prima del disastro, infatti, la giovane arriva da Busan per accompagnare al Mirae, un paziente in gravi condizioni. Grazie al suo spirito combattivo e alla sua instancabile dedizione al lavoro, non tarderà a diventare elemento prezioso nella squadra del dottor Lee. Tra i due s’instaurerà molto presto un rapporto di complicità profondo e intenso, nonostante la situazione di enorme criticità che li circonda.

Se un ospedale abbandona i pazienti, non abbiamo speranza di sopravvivere

(Lee Hae-sung)

La storia è molto più complessa di quanto possa sembrare e si focalizza su diversi aspetti di quando può accadere durante un cataclisma di enormi dimensioni. D-Day mostra la guerra intestina nel Mirae, dove il direttore vorrebbe salvaguardare la sua posizione di potere, a scapito della salute dei pazienti. Punta l’obiettivo sul lavoro eroico ed estenuante di una squadra di pompieri, impegnati nei soccorsi ai superstiti. Ci mostra come un certo tipo di politica, pensi prima al proprio tornaconto e poi al benessere della popolazione. Ci fa capire come alcuni medici si dedichino totalmente al prossimo, mentre altri pensino solo a come avvantaggiare la propria carriera.

Gli sviluppi della trama, adrenalinica e coinvolgente, sono dunque incentrati soprattutto sul caparbio lavoro dei pompieri e dei medici per salvare quante più vite possibile. La prospettiva del racconto è focalizzata sull’aspetto umano della vicenda. La storia scava nell’animo dei protagonisti, mette a nudo la loro forza e le loro debolezze e suscita riflessioni importanti. Il dott. Lee è un eroe assoluto, il medico che tutti noi vorremmo incontrare sul nostro cammino in una situazione di emergenza. Non per questo, però, è un personaggio esente da difetti, anzi. La sua passione e la sua completa dedizione al prossimo lo mettono spesso in condizione di commettere errori anche irreparabili. Questo lo renderà imperfetto, ma ancora più umano e reale ai nostri occhi. Un protagonista concreto, vero al punto da restarci dentro anche dopo la fine della visione. Caratteristica, quest’ultima, comune a gran parte dei personaggi di D-Day.

D-Day è il primo disaster drama nel quale si sono cimentati i sudcoreani. Ammetto che anche in questo genere hanno dimostrato di saper fare la differenza. È un vero peccato che in patria sia stato piuttosto sottovalutato perché trovo sia un lavoro di altissima qualità. Concatenare eventi tragici e alta tensione, mostrando al contempo le storie personali e la crescita interiore dei personaggi è peculiarità degli sceneggiatori di K Drama. Questa meravigliosa capacità va riconosciuta anche a chi ha scritto D-Day. La sceneggiatrice Hwang Eun-kyung (City Hunter) ha creato una storia da cardiopalma che mostra, molte sfaccettature dell’animo umano. Inoltre, pur nella devastazione di un cataclisma, è riuscita a far nascere ben cinque storie d’amore, vero simbolo di speranza in quell’inferno.

“Non puoi salvare tutti! Se pensi di poterlo fare allora vuoi essere un dio e non un medico.”

(Jung Ddol-mi)

Ovviamente non aspettatevi le classiche storie da drama romance. Se però siete uno spettatore che fa caso ai gesti, agli sguardi e alle parole non dette, di amore in D-Day ne troverete tantissimo. D’altronde sarebbe stato alquanto strambo e poco credibile vedere, in una simile situazione, i medici amoreggiare anziché curare la miriade di feriti.

A fare la differenza in D-Day sono anche i numerosi personaggi secondari. Sono loro che contribuiscono a rendere la storia realistica e a fornire diversi punti di vista rispetto a ciò che accade. C’è la squadra dei pompieri, capitanata da Choi Il-Sub (Kim Sang-ho) e della quale fa parte anche Lee Woo-Sung (Song Ji-ho), il fratello del protagonista. C’è il personale del Mirae, infermiere, medici e tirocinanti che dovranno mettere da parte la loro vita privata e le famiglie per affrontate l’emergenza. Ci sono i politicanti che mostrano anche quest’aspetto dell’affrontare una catastrofe. Infine c’è la gente comune, i sopravvissuti, coloro che si sentono senza speranza e chi quella speranza lotta per mantenerla.

D-Day è dunque un drama che non lascia il tempo di tirare il fiato. V’indurrà a non staccarvi dallo schermo, ma in alcuni momenti il coinvolgimento sarà tale che sentirete il bisogno di una pausa per placare l’ansia. Guardare D-Day sarà come andare sulle montagne russe, vi provocherà un’alternanza di emozioni sconcertante. Vi ritroverete a inveire contro il destino, ma soprattutto contro il pessimo direttore Park, uno dei personaggi più subdoli e privi di scrupoli di sempre.

Non posso non dare rilievo all’incredibile bravura degli interpreti, tutti. Lee Geung-young nei panni del direttore è riuscito a farsi odiare come pochi, è un attore grandioso.  Jung So-min l’avevo apprezzata in Because is my First Life e Ha Seok-jin mi aveva colpita al cuore in 1% of something. È la loro presenza che mi ha convinta a iniziare D-day, ma poi sono stata sorpresa da Kim Young-kwang, il testardo dott. Lee. Una menzione speciale va di diritto a lui e non solo perché è indiscutibilmente bello. La sua interpretazione è stata a dir poco eccezionale. Ha dato vita con maestria a un personaggio profondamente umano e pieno di contraddizioni. Il dottor Il dottor Lee Hae-sung è un uomo eroico ma imperfetto, un groviglio di forza e fragilità che grazie a Kim Young-kwang mi resterà nel cuore. Spero di vederlo presto in altri lavori.

D-Day è davvero un drama ad alta tensione. Se amate avere il cuore in gola, lo stomaco contratto e non vi disturba la vista del sangue, né versare qualche lacrima, ve lo consiglio assolutamente.

La mia valutazione
9.5/10
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My Holo Love – 나 홀로 그대

Una donna sola, un uomo imperfetto e un’intelligenza artificiale empatica e sensibile, danno vita a una storia d’amore ricca di emozioni, diversa e toccante.

di Donatella Perullo

Titolo: My Holo Love – 나 홀로 그대 (Na Hollo Geudae)

Genere: Sci-Fi /Romance

Sceneggiatura: Ryu Yong-jae

Regia: Lee Sang-yeop

Paese di Produzione: Corea del sud

Anno di messa in onda: 2020

Numero episodi: 12 – durata per episodio: 50 minuti circa.

Dove vederlo: Netflix

Main Cast:

Yoo Hyun-min (Nan-do/ Holo)

Go Sung-hee (Han So-yeon)

Choi Yeo-jin (Go Yoo-jin)

Hwuang Chan-sung (Baek Chan-sung)

Go Yoo-jin (Choi Yeo-jin) è l’amministratrice delegata di un’azienda tecnologia all’avanguardia. Ha appena presentato un nuovo prodotto, un paio di occhiali che permettono di interfacciare con Holo, un ologramma dall’aspetto di un uomo. Holo sembra destinato a diventare indispensabile per gli utenti, poiché è in grado di risolvere qualsiasi problema, anche quelli interiori. Al ritorno dalla conferenza, Yoo-jin è inseguita dagli scagnozzi di una ditta avversaria che tentano di rubare il prototipo. Il creatore di Holo è Nan-do (Yoo Hyun-min), un giovane scienziato dal passato misterioso che vive rintanato nel suo laboratorio. Egli ha dato a Holo le sue sembianze e tiene all’invenzione quasi come a un virtuale gemello. Così, per salvarlo, ordina a Yoo-jin di dare gli occhiali a un passante e di far scegliere da Holo a chi essere affidato.

Tra la folla l’ologramma sceglie Han So-yeon (Go Sung-hee), e chiede a Yoo-jin di nascondere gli occhiali nella borsa dell’inconsapevole ragazza.

Han So-yeon è una giovane affetta da prosopagnosia e per questo è molto chiusa in se stessa. (NdA: la prosopagnosia è una patologia colpisce il 2% della popolazione. È detta anche cecità facciale poiché provoca l’incapacità di riconoscere le facce delle persone). La ragazza vive una vita piuttosto solitaria e per lei sono problematiche anche le interazioni con i colleghi. Per questo è considerata superba ed è spesso emarginata. Quando indossa per la prima volta gli occhiali e con sua grande sorpresa si trova dinanzi a Holo, di primo acchito lo crede un fantasma. Non impiega molto, però, a capirne l’immenso valore e, bisognosa di attenzioni e amicizia, si affeziona molto in fretta a Holo.

“Sono fatta così. Da fuori sembro normale, ma in realtà sono piena di difetti. Non merito di amare né di essere amata.” (Han So-yeon)

L’ologramma ha maniere gentili, un modo delicato di esserle vicino e inizia a sostenerla e aiutarla anche nelle piccole cose della vita quotidiana.

Grazie ai suggerimenti di Holo, presto Seo-yeon riesce anche a eludere il suo handicap, a integrarsi con i colleghi e a sentirsi meno sola.  Durante la convivenza, tra Holo e Seo-yeun nasce un rapporto speciale, di affinità di animi. Un sentimento che andrà oltre la semplice amicizia e che rivelerà aspetti dell’intelligenza artificiale che sorprenderanno persino Nan-do.

Chi aveva tentato di rubare Holo, torna però all’attacco. Nan-do sarà così costretto a uscire dall’ombra per proteggere la sua creatura e anche Seo-yeon, che ha imparato a conoscere attraverso gli occhi di Holo. Nan-do che per traumi passati si è chiuso al mondo e rifiuta i sentimenti, scopre, infatti, di sentirsi attratto da lei. Soprattutto, però, inizia a scoprire se stesso.

Riuscirà l’imperfetto Nan-do a competere per l’amore di Seo-yeon con l’animo artificiale eppure sensibile di Holo? Tra misteri del passato, colpi di scena e inseguimenti mozzafiato, My Holo love si candida per essere, nella mia classifica personale, uno dei drama più accattivanti della prima parte del 2020.

My Holo Love è leggero, divertente, emozionante e parte da un’idea diversa dal solito. Allo stesso tempo, però, mantiene una delle caratteristiche peculiari dei drama Coreani, fornendo diversi spunti di pensiero.

Quanto siamo soli a questo mondo? Quanto bisogno abbiamo di contatto umano e quanto la tecnologia può sopperire a queste nostre mancanze?  Inoltre: Usiamo in modo cosciente i mezzi a nostra disposizione? Siamo certi di essere noi ad avere il controllo e non, invece, di essere sorvegliati in ogni momento della nostra vita?

“Sono contento che tu sia fatta così perché sono come te. […]Sono sempre stato solo e non ho mai amato nessuno.[…] Tu forse odi i tuoi difetti, ma per me sono le cose che ti rendono speciale. È perché siamo imperfetti che ci siamo incontrati. ” (Nan-do)

Per quanto mi riguarda, queste domande me le sono poste tutte, ma riflessioni a parte, durante la visione mi sono divertita.

Ammetto, inoltre, di essere caduta nella trappola sentimentale di Holo. Non dimenticherò con facilità questa AI dall’animo generoso e gentile che in più di un’occasione si mostra più comprensiva degli umani. Riconosco anche, però, di essermi innamorata della fragilità di Nan-do e del suo lottare per mostrarsi inespugnabile alle sofferenze e ai sentimenti. Così come mi sono intenerita per la fragilità e il desiderio d’amore di So-yeon e, allo stesso tempo, compiaciuta per il suo coraggio.

Sta di fatto che, appena finita la visione, il mio primo pensiero è stato quello di desiderare di poter avere un Holo tutto per me. Ammetto che se esistesse un’innovazione così, sarei la prima cliente della GioLab. Insomma, non mi sorprende che su google My Holo Love abbia una valutazione del 98% di like.

Questo è di certo merito anche della splendida interpretazione del fascinoso Yoo Hyun-min, perfetto nei due ruoli così diversi tra loro e della bella e brava Go Sung-hee. Inizierò a seguire con attenzione entrambi e cercherò altri loro drama.

Un’ultima nota: nonostante le due storie siano completamente diverse, per alcuni aspetti e qualche scena, My Holo Love mi ha ricordato Healer. Quello è un altro drama che ho amato moltissimo e ritrovare sprazzi di emozioni simili, ha sicuramente contribuito a farmi amare My Holo Love.

Le Ost sono come sempre ottime e mantengono il ritmo della storia. Tra tutte la mia preferita è Love again – (Feat KLAZY) cantata da Ji Pyeong Kwon. È finita subito in playlist perché possa riportarmi ogni volta che ne avrò voglia, nelle atmosfere di My Holo Love.

La mia valutazione
9.5/10
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My Mister – My Ajusshi (나의 아저씨)

Un drama che emoziona senza far uso di cliché. Una storia che racconta le difficoltà del vivere quotidiano, dove i sentimenti, la libertà e il respiro spirituale dell’individuo,vengono messi a tacere.

di Maria De Riggi

Titolo: My Mister –   (나의 아저씨)

Genere: drammatico

Regia: Kim Won-seok

Sceneggiatura: Park Hae-Young

Paese di produzione: Corea del Sud

Numero episodi: 16  di 80/90 minuti

Anno di trasmissione in patria: 2018

Dove vederlo: Viki

Main Cast:

Lee Sun-kyun (Park Dong-hoon)

IU (Lee Ji-an)

Kim Gyu-ri (Lee Ji-an bambina)

Go Doo-shim (Byun Yo-soon)  

Park Ho-san (Park Sang-hoon)

Song Sae-byeok (Park Ki-hoon)

Lee Ji-ah (Kang Yoon-hee)

Jung Young-joo (Jo Ae-ryun)

Son Sook (Lee Bong-ae)

Kim Young-min (Do Joon-young)

My Mister è un kdrama diverso dal solito che emoziona senza far uso dei tipici cliché. È una storia realistica, cruda per certi aspetti, che parla delle difficoltà del vivere quotidiano, dove spesso i sentimenti vengono messi a tacere. Un racconto nel quale, per convenzione o per seguire criteri sociali, la libertà e il respiro spirituale dell’individuo vengono lesi. Nel corso della storia emergono valori come la gentilezza, la bontà e l’onestà che conferiscono colore a vite che possono apparire prive di senso.

Quando si è troppo buoni, spesso si è considerati stupidi, peggio ancora deboli. Non si possiede la grinta necessaria per contrastare la cattiveria e chi è privo di scrupoli.

Inaspettatamente le persone “buone” possono nascondere dentro di sé una forza straordinaria.

Cosa può accadere se a una ragazza che non ha mai ricevuto un solo gesto di gentilezza, viene tesa una mano?

La gentilezza è una forza che fiorisce nel cuore della persona che la riceve e in alcuni casi può salvare una vita.

Lee Ji-an (IU) è una ventunenne che vive in una misera stanzetta e accudisce la nonna malata e sordomuta. Viene assunta temporaneamente, per piccoli lavori d’ufficio, in un’importante società di costruzione la “Saman E&C”, dall’ingegnere Park Dong-hoon (Lee Sun-Kyun) che è sposato con una bellissima donna che fa l’avvocato. La vita dell’uomo sembra idilliaca. In realtà il rapporto con la moglie è freddo, il loro unico figlio studia all’estero e lui deve aiutare la famiglia in difficoltà. I suoi due fratelli sono disoccupati e vivono con la madre.

“È ora di tagliare l’albero della sofferenza. Un seme germoglierà e diventerà il tuo albero. Così quando il vento soffierà, tu potrai stenderti su di lui e riposare. E adesso sorridi e basta.” (Ost – Forest – Ji Sun)

Tutto si complica a causa delle imminenti votazioni per la rielezione dell’amministratore delegato.
Il consiglio è diviso a metà tra sostenitori e oppositori di quello attualmente in carica, Do Joon-young. Per avere la maggioranza, Do Joon-young decide d’incastrare il direttore Park Dong-woon per corruzione e licenziarlo, facendogli arrivare una tangente.
Per uno scambio di nomi, il pacchetto viene consegnato all’ingegnere Park Dong-hoon, invece che a Park Dong-woon.
Lee Ji-an venuta a sapere delle manovre dell’amministratore delegato e della relazione di questi con la moglie di Park Dong-hoon, decide di approfittare della situazione. Si coalizza con Do Joon-yong, offrendosi di sbarazzarsi sia del Direttore Park, sia di Park Dong-hoon, in cambio di denaro, per pagare gli strozzini che da tempo le rendono la vita insostenibile.

Lee Ji-an è una ragazza che non sa cosa sia l’amore, l’unica luce della sua vita è la nonnina. Nessuno l’ha mai trattata con considerazione, è costretta a sopravvivere in tutti i modi possibili. È scontrosa, non sorride mai. Il suo viso è inespressivo, gli occhi sono privi di vitalità. Guardandola, si avverte prepotente il senso di sconfitta.

Così per fare qualche soldo, accetta di spiare Park Dong-hoon per farlo licenziare, installando di nascosto un app sul suo cellulare. In tal modo riesce a intercettare ogni conversazione, messaggio o spostamento.

Lee Ji-an inizia a conoscere quest’uomo straordinario nella sua vita ordinaria. Un uomo che nasconde, come lei, una grandissima sofferenza. Una brava persona che dona gentilezza in maniera spassionata. Ne viene colpita nel profondo, perché non ha mai conosciuto nessuno come lui.

Non potrà fare a meno di provare dei sentimenti molti forti, nonostante la differenza di età.

Incomincerà ad amare ogni suo respiro, ogni suo passo.

Dal canto suo, Park Dong-hoon cercherà di prendersi cura della ragazza. Come adulto si sente responsabile nei suoi confronti. Alla fine comprenderà che, invece, è la stessa ragazza che lo ha protetto.

Lei gli insegnerà a essere più combattivo, a far valere i suoi principi. Lui le farà capire che nella vita esistono le brave persone che donano incondizionatamente. Due dolori che si comprendono e si risanano.

Entrambi arrivano alla conclusione che bisogna cercare di conquistare ogni attimo di felicità. Solo in questo modo si può ripagare chi ci vuole bene.

In questo drama, dunque, non ritroviamo una classica storia d’amore, ma qualcosa di più profondo. Si parla di anime che si riconoscono e si amano, trascendendo il contatto fisico.

My mister racconta anche la storia dei fratelli di Park Dong-hoon, piegati dalle vicissitudini quotidiane.

Uno ha dovuto abbandonare il sogno di fare il regista, l’altro, mollato dalla moglie, sente che la sua vita è un’eterna sconfitta. Decidono di aprire un’impresa di pulizie e vi riverseranno la loro energia, cercando di fare il meglio possibile, per ritrovare un po’ di rinnovata fiducia.

Li unisce un profondo legame fraterno. Infatti si mandano spesso a quel paese “da buoni fratelli”, ma poi insieme soffrono, combattono, gioiscono. La sera si incontrano con Park Dong-hoon e con alcuni amici del quartiere in un bar gestito da un’amica comune per bere e discutere. Solitudini che si ritrovano, che si legano e si sostengono.

Le OST sono eccellenti e accompagnano in modo perfetto l’intera atmosfera del drama. “Adult” cantata da Sondia e “Forest” di Ji Sun sono le mie preferite.

Il k-drama My Mister è stato un successo commerciale e di critica, costantemente in cima alla classifica degli ascolti nella propria fascia oraria. Ha ricevuto il plauso della critica per la sceneggiatura, la regia e le interpretazioni degli attori.

CURIOSITA’

Nel corso dell’intero drama si nota una grande attenzione sia per la fotografia che per l’uso della luce.

I primi episodi sono pervasi da tonalità scure, tanto che alcuni fotogrammi sembrano in bianco e nero. Nella seconda metà del drama, tutto inizia essere più luminoso fino ad arrivare agli ultimi episodi dove la luce illumina ogni scena e i colori diventano vivi e brillanti.

Si parte da una cameretta buia che trasmette una sensazione di freddo e si arriva su una strada rischiarata dal calore avvolgente della primavera. La fine come preludio di un nuovo inizio.

La mia valutazione
10/10
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Just Between Lovers – 그냥 사랑하는 사이

Una favola triste, una storia destinata a rimanere nell’animo, densa di momenti toccanti e ricca di personaggi profondamente umani.

di Donatella Perullo

Titolo: Just Between Lovers – 그냥 사랑하는 사이 – (Rain or Shine)

Genere: Drammatico/ romance

Dove vederlo: Viki

Sceneggiatura: Yoo Bo-ra

Regia: Kim Jin-won

Paese di produzione: Corea del Sud

Numero episodi: 16 di 70  minuti circa

Anno di trasmissione in patria: 2017-2018

Main Cast:

Lee Jun-ho (Lee Kang-doo)

Won Jin-ah (Ha Moon-soo)

Lee Ki-woo (Seo Joo-won)

Kang Han-na (Jung Too)

È il 2005. Ha Moon-soo (Won Jin-ah) è un’adolescente alle prese con il primo amore. Infastidita dalle attenzioni che sua madre riversa sulla sorellina minore, che è un’aspirante attrice, accetta di malavoglia di seguirla durante i suoi primi impegni lavorativi. È proprio per accompagnare lei che si reca al Centro Commerciale S Mall. Lì, mentre la bambina è presa da un servizio fotografico, si reca presso una gelateria, dove ha segretamente dato appuntamento al ragazzo che le piace.

Lee Kang-doo (Lee Jun-ho) è una giovane promessa del calcio. Suo padre lavora nel cantiere del Centro Commerciale S. Mall, dove il ragazzo lo raggiunge per andare a festeggiare il compleanno della sorella minore. Un attimo prima che il suo turno finisca, però, l’uomo è fermato dall’architetto responsabile dei lavori che gli chiede di saldare alcune lastre di metallo. Per attendere il padre, Kang-doo si reca così nella gelateria del centro commerciale.

D’improvviso la struttura dell’edificio collassa. Il Centro Commerciale S Mall crolla, uccidendo quarantotto persone e intrappolando sotto le macerie, tra gli altri, Moon-soo e Kang-doo. Tra le vittime ci sono anche il padre del ragazzo e la sorellina di Moon-soo.

Trascorrono dodici anni. Ritroviamo i due giovani ormai adulti, presi dalle loro vite tormentate dall’incidente che le ha stravolte quando erano ragazzini. Moon-soo è un architetto specializzato nella costruzione di plastici e vive il senso di colpa per essere sopravvissuta alla sorella. Kang-doo, che dopo essere stato estratto dalle macerie ha trascorso tre lunghi anni in riabilitazione, porta nel fisico e nell’anima i segni dell’orribile vicenda. Il giovane vive di stenti, ha un carattere reso ribelle dalle sofferenze interiori e sente di non aver nulla da perdere.

“Tornerò domani, il giorno dopo e il giorno dopo ancora. Continuerò a tornare fin quando non ti piacerò” (Ha Moon-so)

Il racconto ha inizio quando i proprietari del Centro commerciale S Mall decidono di ricostruire l’edificio laddove c’era stato il crollo. Lo studio presso il quale lavora Ha Moon-soo è incaricato del progetto e Lee Kang-doo è assunto come aiuto del responsabile del cantiere.

Le loro vite torneranno così a sfiorarsi e poi a intrecciarsi in una serie di eventi drammatici che riporteranno alla luce ricordi a stento sopiti e verità difficili da accettare.

Che cosa dire di questo drama se non che è uno dei più belli e profondi che io abbia visto? Non è una storia facile, ma un racconto che scava nell’animo dei personaggi, per condurci in un mondo interiore imbibito di sofferenze e traumi irrisolti. In questa storia non c’è un dettaglio tralasciato. I protagonisti svelano pian piano le loro sfaccettature e il loro passato irrisolto, fino a entrarci nell’animo e diventare parte di noi.

“Solo perché qualcuno piange più forte, non significa che soffra più degli altri.”

Più di tutti lui ci riesce Lee Kang-doo, rude e ribelle, ma solo in superficie. Un personaggio meraviglioso, intenso e inconsapevolmente generoso, tanto da non rendersi conto del perché si ritrovi, a un certo punto, circondato da tanto affetto e a essere indispensabile nella vita di chi lo circonda.

Non credo di sbagliare, definendo Just Between Lovers una favola triste. Un racconto che affronta con poetica profondità, rispetto e concretezza, un argomento scottante e sempre attuale: Quando un evento tragico provoca la morte di qualcuno, vittima è solo chi perde la vita o anche chi gli sopravvive?
Just Between Lovers non è solo una storia narrata, ma soprattutto un percorso denso di momenti toccanti e ricco di personaggi vividi e profondamente umani. È un racconto che fornisce una miriade di spunti di pensiero.

La sofferenza dei personaggi toccati irreparabilmente dalla strage, fa da contraltare a quanto di positivo riesce a trasmettere Lee Kang-doo. Il giovane sopravvissuto che con la sua innata generosità, la sua fiducia nel prossimo e l’instancabile propensione ad alleviare le sofferenze altrui, rende speciale questo racconto.

L’amore tra Lee Kang-doo e Ha Mon-soo è struggente e magico e mi rimarrà nel cuore per tanto tempo, forse per sempre.

Il cedimento dell’edificio S Mall è di pura fantasia, ma chiaramente inspirato alla reale tragedia avvenuta a Seul nel 1995. Allora crollò il Centro Commerciale Sampoong, provocando più di cinquecento vittime tra cui molti bambini.

Just Between Lovers non è il primo drama nel quale si richiama alla tragedia del 1995. Anche la commedia Reply 1994 (2013), il fantasy/poliziesco Black (2017) e il più recente Chocolate (2019), fanno chiaro riferimento al crollo di un centro commerciale.

Per tornare a Just Between Lovers, se non lo avete ancora visto, non aspettate oltre perché vi donerà tanto. Come se ciò non bastasse, ha anche OST da brividi. I Open My Eyes interpretata da Zitten, trasmette sensazioni magnifiche ed è in perfetta sintonia con il drama.

Nonostante in rete io non abbia letto solo apprezzamenti per la sua interpretazione di Ha Moon-soo, l’attrice Won Jin-ah ha ricevuto per questo ruolo tre nomination ed è stata premiata nel 2018 come miglior nuova attrice all’Apan Star Awards.

Una curiosità: È risaputo che sempre più spesso i drama sono infarciti di malcelate sponsorizzazioni e Just Between Lovers non fa differenza, anzi. Pur essendo un umile operaio che vive in una stanza arredata solo da un piccolo armadio sgangherato, Kang-doo fa sfoggio di decine di giacconi. In sedici puntate ne ho contati ben trentasette e tutti nuovi di zecca. Indumenti che, incredula, ho avuto la costanza di immortalare. Anche Moon-soo indossa una corposa manciata di cappotti, tutti dello stesso modello ma di colore diverso. Il dubbio che un’azienda d’abbigliamento abbia contribuito al budget della produzione è lecito e fa sorridere per l’ingenuità dell’inserimento del messaggio subliminale. Vi assicuro però, che anche se difficilmente riuscirete a non farci caso, ciò non incide minimamente sulla bellezza della serie. 

La mia valutazione
10/10
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