Go Ahead (以家人之名)

Una storia che esplora la natura umana e racconta l’amore in tutte le sfaccettature

di Maria De Riggi

Titolo: Go Ahead  (以家人之名 – Yi jiaren zhi ming)

Genere: familiare, drammatico, sentimentale

Dove vederlo: Viki

Sceneggiatura: Shui Qianmo e Wang Xiongcheng

Paese di produzione: Cina

Numero di episodi: 40 da 45 minuti circa

Anno di trasmissione: 2020

Main Cast:

Tan Songyun  (Li Jianjian)

Song Weilong (Ling Xiao)

Zhang Xincheng (He Ziqiu)

Tu Songyan (Li Haichao)

Zhang Xilin (Ling Heping)

He Ruixian (Tang Can)

Sun Yi (Qi Mingyue)

“Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è infelice a modo suo.” (incipit di “Anna Karenina di Lev Tolstoj)

Go Ahead è un drama che ha un posto speciale nel mio cuore. Una storia della quale consiglio assolutamente la visione.

Il titolo originale in cinese è  以家人之名, In nome della famiglia, che racchiude il senso dell’intera narrazione. Per apprezzare i drama fantasy, Xanxia o Wuxia, bisogna essere degli appassionati, poiché non tutti amano le spade volanti o i salti mortali, ma Go Ahead non è nulla di tutto ciò. Questo drama rappresenta, infatti, uno spaccato di vita coinvolgente e commovente. Pone l’attenzione su un aspetto molto importante della nostra realtà e lo fa in modo cauto e delicato.

Cos’è la famiglia? Una famiglia è data dal legame di sangue o è qualcosa di più profondo? Il richiamo del sangue può essere più forte della relazione emozionale? Queste e altre domande troveranno una giusta risposta durante la visione. Go Ahead esplora la natura umana, tocca temi come la paura, l’insicurezza, l’abbandono, la salute mentale e,  soprattutto, l’amore in tutte le sfaccettature.

L’incipit è bellissimo. La storia cattura dai primi minuti anche grazie alla meravigliosa interpretazione dei tre piccoli attori.

Siamo in Cina, nell’estate del 1999. Un camioncino bianco ricolmo di mobili arranca lungo una stradina dissestata della periferia di Xiamen. All’improvviso dal cassone cade una sedia che sfiora una bimba dai lunghi codini, intenta a disegnare sull’asfalto con i gessetti colorati.

Per niente spaventata, la piccola Li Jianjian alza il visetto e sorride a Ling Xiao, il bimbo imbronciato che fa capolino dal finestrino del furgone. Ling Hepig, un agente di polizia che si sta trasferendo nel nuovo quartiere, scende dal camioncino spaventato. Accorre anche il padre della bimba, che è il titolare del vicino ristorante di noodles. Entrambi tirano un sospiro di sollievo. Per fortuna la bimba è tranquilla, non si è ferita. Gli adulti si presentano, mentre Jianjian inizia a sbirciare nel camioncino. Già dai primi minuti si evidenzia la differenza caratteriale dei piccoli protagonisti.

“Se ti senti in colpa, puoi farcela solo se sei vivo. Se muori, tutto si ferma. Le cose sbagliate, le cose brutte e i ricordi miserabili rimarranno lì per sempre.”

Jianjian è allegra, estroversa, giocherellona e pasticciona mentre Ling Xiao è introverso, chiuso e silenzioso. Il bimbo è segnato da una tragedia che si porterà dietro come una pesante ombra. Questo dolore dividerà ben presto anche i suoi genitori. Ling Xiao comincerà a passare del tempo nell’androne del palazzo fino a che verrà accolto da Li Haichao e da sua figlia. Al trio ben presto si unirà un nuovo componente.

Infatti Li Haichao, che è vedovo, spinto dalle vicine, inizia a frequentare una giovane donna che ha già un bambino. Inspiegabilmente questa donna gli lascerà in affido suo figlio, He Ziqiu. Di lei non si saprà più nulla per molto tempo.

I tre ragazzini hanno anime spezzate che, insieme, iniziano a ricomporsi. Uniti creeranno una nuova famiglia, doneranno calore l’uno all’altro, sanando la sofferenza reciproca tra sorrisi e problemi quotidiani.

I bambini cresceranno, dunque, accuditi dai due papà, soprattutto dal padre di Li Jianjian, che non farà mai mancare il suo appoggio ai ragazzi. Offrirà loro tempo e comprensione, ma soprattutto cibo, elemento che ha un ruolo importantissimo in questa storia.

Sarà attraverso il cibo che Li Haichao esprimerà il suo profondo amore per i suoi ragazzi, che egli accoglie e ama davvero come figli suoi, senza distinzione alcuna. Per loro desidera solo il meglio. Un padre amorevole e comprensivo, che diverrà il pilastro che reggerà le loro vite.

Janjian fin dall’inizio adorerà il fratello introverso e musone, mentre avrà un rapporto conflittuale con He Ziqui, che con pazienza e attenzione saprà conquistarsi il proprio posto all’interno della famiglia.

La caratterizzazione di He Ziqui emerge forte tra le altre, prima bimbo e poi ragazzo sempre responsabile, dotato di una maturità naturale, empatico e sensibile. La storia si sviluppa in un lungo arco temporale. Janjan sarà il sole attorno al quale ruoteranno i ragazzi, entrambi innamorati di lei.

In questa storia, le madri sono figure assenti. Un mancanza che segnerà in maniera dolorosa il percorso di crescita dei rispettivi figli.

Madri che si sentono “sbagliate” che prendono decisioni errate, ferendo inevitabilmente le persone a loro più care.

Go Ahead è un viaggio nei sentimenti. È la storia di due papà e tre bambini che si incontrano, si uniscono e insieme ritrovano il loro posto nel mondo… grazie alla Famiglia.

La mia valutazione
9.5/10
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Il Bulgasari (불가사리)

l’essere immortale affamato di metallo, nato dai chicchi di riso

di Gabriele Discetti

Il Bulgasari è un mostro leggendario, la cui origine risale agli ultimi anni del periodo Goryeo (918-1392).

Nonostante il suo aspetto spaventoso, simile a un cane di grossa taglia con una proboscide, il Bulgasari era spesso dipinto sui paraventi o sui camini. Ciò perché si riteneva offrisse protezione dagli incendi e altri disastri. Secondo alcune leggende, il Bulgasari ha il corpo di orso, naso e orecchie di elefante, occhi di rinoceronte, coda da bovino, zampe di tigre e il pelo acuminato.

Una volta in Corea gli incendi erano piuttosto comuni e potevano causare ingenti danni, perché le tipiche case orientali erano principalmente di legno.

Il Bulgasari è presente nel Songnamjapji (Raccolta di racconti di Songnam) risalente al tardo Joseon (1392-1897). Nel brano “Gli ultimi anni di Songdo” si narra di un mostro che aveva divorato tutto il metallo della capitale di Goryeo, cioè Songdo. Gli abitanti tentarono in tutti i modi di ucciderlo, ma invano. Neanche buttarlo vivo nel fuoco servì. Anzi, avvolto dalle fiamme, il Bulgasari uscì dal fuoco e bruciò tutte le case circostanti. Per tale ragione chiamarono l’essere Bulgasari, che letteralmente significa “Impossibile da uccidere”.

Il Bulgasari è presente in tante leggende diverse tra loro per alcuni particolari. La sua storia si lega anche alla vicenda dell’arresto dei monaci buddhisti durante il periodo Goryeo.

I Bulgasari in un’antica raffigurazione – collezione privata

Si racconta che dopo la promulgazione di una legge ordinante l’arresto dei monaci buddhisti, uno di essi trovò rifugio presso l’abitazione della sorella. Tuttavia lei suggerì al marito di denunciarlo alla polizia per impossessarsi di tutti i suoi averi. L’uomo anziché denunciare il monaco, uccise la moglie e liberò il monaco.

Durante il periodo passato nascosto nell’armadio della sorella, il monaco aveva creato un mostro con i chicchi di riso. Per nutrirlo, gli aveva dato da mangiare aghi di metallo. Finiti gli aghi, il mostro uscì dalla casa per mangiare qualsiasi oggetto di metallo, diventando sempre più grande. A un certo punto il governo dovette prendere provvedimenti. Tentarono di catturarlo, ucciderlo con spade e frecce, infine si provò col fuoco. Tutti i tentativi furono inutili.

Il Bulgasari in una raffigurazione di un racconto popolare

In alcune varianti della leggenda il mostro fu ucciso da un eminente monaco buddhista, come a simboleggiare la riappacificazione tra il credo e il governo.

Anche un’altra storia legata al Bulgasari ha come protagonista un monaco buddhista.

Il monaco aveva ricevuto una profezia da un divinatore che prevedeva per lui la nascita di cento figli. L’uomo cominciò così a legarsi con le donne che giungevano al tempio per pregare. Arrivato a novantanove figli, il monaco tentò di violentare la moglie di un ministro, finendo così nella lista dei ricercati. Divenuto fuggitivo si rifugiò a casa della sorella e da questo punto la leggenda segue il corso della più comune storia riportata sopra.

Il Bulgasari è conosciuto anche come Hwagasari, tradotto “Ucciso dal fuoco”. Il motivo di questa discrepanza tra l’essere immortale e l’essere, invece, vulnerabile al fuoco è dovuto a un’altra variante della leggenda. In essa il mostro è effettivamente ucciso tra le fiamme. Il Bulgasari fu attirato con un rottame di metallo, gli fu incendiata la coda e morì carbonizzato.

Stando a un’altra versione della leggenda, il Bulgasari fu creato dal monaco buddhista per ringraziare il marito della sorella, il quale aveva preferito uccidere la moglie, invece di consegnarlo alla polizia.

Sta di fatto che, nonostante le differenze tra le storie, un elemento resta costante, cioè il tradimento della sorella. Il racconto è un ammonimento all’avidità che distrugge finanche i rapporti familiari. Se invece allarghiamo l’orizzonte al periodo storico, la leggenda del Bulgasari ucciso dalle fiamme può essere vista come una metafora che indica la fine di una dinastia (Goryeo) e l’inizio di una nuova (Joseon).

Il bassorilievo raffigurante Bulgasari sito presso il padiglione Gyeonghoeru del Palazzo Gyeongbokgung

Finóra ancora nessun korean drama ha avuto un Bulgarari come protagonista e neanche come antieroe. Qualche mese fa una notizia anticipava la probabile uscita di un Drama fantasy incentrato su una rivisitazione di questa creatura mitologica. Nulla però è stato ancora confermato.

Fonti (1); (2); (3) Fonti foto: (4); (5)

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