Il Crollo del Centro Commerciale Sampoong, una ferita mai rimarginata

Una tragedia che si sarebbe potuta evitare e che ha segnato per sempre il popolo sudcoreano. Una strage riportata anche sul grande schermo e ricordata più volte nei K Drama.

di Donatella Perullo

Il mio primo drama è stato Black, una storia fantasy/Thriller con riferimenti al tragico crollo di un centro commerciale. Qualche tempo dopo guardando Just Between Lovers mi sono ritrovata dinanzi a una storia, seppur del tutto diversa, che affronta il medesimo argomento. Sono venuta poi a sapere che questi due non sono i soli drama nei quali era presente questa sciagura. Anche in Reply 1994 e nel recente Chocolate, ad esempio c’è il richiamo a una tragedia analoga.

In quel momento la curiosità mi ha spinta a capire il perché di questo tema ricorrente nei K drama. Ho scoperto, così, che nel 1995, a Seul, crollò davvero un centro commerciale e che quella tragedia ha segnato per sempre il popolo Coreano. Sapere quali furono i fatti reali, mi ha aiutato a comprendere meglio alcune delle sfumature delle trame narrate. Quindi ho pensato che potrebbe essere interessante, per chi non ne fosse già informato, conoscere questa catastrofe che ha scosso la Corea del Sud. 

Alle 18:00 del 29 giugno 1995 a Seul, nell’esclusivo quartiere di Shocho, il crollo del lussuoso centro commerciale Sampoong, provocò la morte di cinquecentodue persone. Tra queste, tantissimi bambini i cui corpi furono ritrovati nel reparto giocattoli. I feriti furono novecentotrentasette e i dispersi sei. Ancora oggi si considera questo disastro, il peggiore della storia della Corea del Sud in tempo di pace.

Il Centro Commerciale Sampoong era stato inaugurato il 7 luglio del 1990 ed era un imponente edificio bianco di cinque piani. Nei cinque anni di attività, aveva ospitato ogni giorno circa quarantamila clienti e quasi settecento dipendenti. Con il tempo, la proprietà cambiò il colore dell’edificio da bianco a rosa,  per conferirgli un’immagine più intensa.  

Le indagini eseguite dopo il crollo rivelarono che le cause della catastrofe furono molteplici. Ci furono vizi di progettazione, ma anche errori nel processo di costruzione e soprattutto numerose e gravissime imperfezioni gestionali.

Le prime crepe nel soffitto dell’ala sud dell’edificio apparvero due mesi prima del collasso della struttura, nell’aprile del 1995. Nonostante questo, non fu fatta manutenzione e l’edificio non fu chiuso al pubblico. Questo perché il numero dei clienti era molto alto e non si volle affrontare perdite economiche. I responsabili del Centro Commerciale si limitarono perciò a far spostare merci pesanti dall’ultimo piano al primo piano interrato. Le fonti riportano, però, che per precauzione i dirigenti lasciarono l’edificio.

La situazione si aggravò la mattina del 29 giugno, quando il numero di crepe aumentò. Ciò spinse i responsabili a sgombrare l’ultimo piano e a chiudere i condizionatori, le cui vibrazioni, si supponeva, avessero provocato l’ampliamento delle crepe.

Cinque ore prima del disastro, gli esperti d’ingegneria civile dichiararono che l’edificio rischiava di crollare. Alcuni testimoni dissero che, nonostante l’aria condizionata fosse ormai spenta, le crepe nei pavimenti si erano allargate almeno di dieci centimetri.

Cinquantadue minuti prima del cedimento, i clienti affollavano l’edificio, ma neanche allora la proprietà si decise a mettere in atto il piano di evacuazione. Solo alle 17:50, nel momento in cui il Centro Commerciale iniziò a scricchiolare, gli operai suonarono le sirene di allarme per far fuggire i clienti. Le prime a cedere furono le colonne principali che, indebolite dall’inserimento delle scale mobili, trascinarono con sé l’intero edificio, provocandone il collasso in venti secondi.

In seguito, il responsabile della struttura riferì che i primi danneggiamenti erano stati provocati due anni prima, dallo spostamento dei motori dell’impianto di condizionamento. All’epoca, il forte rumore provocato dall’impianto aveva causato le proteste dei vicini.

Fonti foto: 1 ; 2 ; 3 ; 4.

Ciò aveva indotto i responsabili del Sampoong a trasferire gli enormi motori del peso di circa quindici tonnellate l’uno, da una parte all’altra del tetto. Il loro trascinamento sulla copertura dell’edificio provocò danni alle lastre del solaio e causò la comparsa delle prime crepe.

C’è anche un’altra ragione del disastro da non sottovalutare. L’edificio era stato, infatti, progettato per essere di soli quattro piani, mentre la direzione aveva deciso di aggiungere un quinto piano dedicato al ristoro. La società di costruzioni aveva negato il proprio consenso a quella follia, spiegando che le colonne di supporto non avevano il diametro sufficiente a sostenere un piano non previsto dal progetto. A quel punto la proprietà aveva assunto un’altra ditta alla quale aveva affidato la costruzione del piano aggiuntivo.

Il superstite Kim So Jong, proprietario di un ristorante del quinto piano, dichiarò alla Kbs: Il pavimento si era come piegato. C’era un avvallamento di almeno un metro. I dirigenti sono venuti a vedere, ma se ne sono fregati e non hanno fatto evacuare la gente”.

Subito dopo il crollo, il premier Lee in conferenza stampa dovette riconoscere: “Non può essere stato il gas. Non sono scoppiati incendi. Siamo di fronte a carenze di costruzione e ancora prima di progettazione. Basta osservare l’ala B rimasta in piedi per rendersene conto. È stato usato materiale scadente, poco cemento e molto fango”.

Una tragedia che si sarebbe potuta evitare, dunque. In ricordo delle cinquecentodue vittime del crollo del Centro Commerciale Sampoong è stato costruito un memoriale, situato all’interno del Parco Cittadino Yangjae Citizen’s Forest.

Nel 2006 anche il cinema ha portato sullo schermo la catastrofe del Sampoong. Il film  Traces of Love, interpretato da Yoo Ji-tae e Kim Ji-soo, attraverso una sfortunata storia d’amore, ricostruisce il crollo e le sue conseguenze.

La ricostruzione del crollo nel film del 2006 “Traces of Love”

Fonti articolo:  (1) (2) (3)

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Autore: Donatella

Napoletana di nascita, ma casertana d'adozione, è critica letteraria, recensora, ma soprattutto appassionata di scrittura. Dopo diverse pubblicazioni, nel 2017 approda alla Fanucci Editore e debutta nel mondo del noir con il poliziesco Il gioco del ragno. Nello stesso anno, con il marchio Fanucci - Leggereditore pubblica il romance Dolce risveglio.

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