La Danzatrice di Seoul (리진)

Una storia di fantasia che, attraverso gli occhi della protagonista, narra di un’epoca e di personaggi reali

di Donatella Perullo

Titolo: La Danzatrice di Seoul

Categoria: Narrativa

Genere: Fiction storica

Autore: Kyung-sook  Shin (신경숙)

Titolo originale: 리진  – edito nel 2007

Editore: Piemme

Collana:

Anno: 2019

Copertina: Cartonato con sovraccoperta  

Numero di pagine: 422

ISBN: 978885666949

È il 1869 quando nel villaggio di Banchon, in Corea, nasce Jin. La piccola vive con sua madre in una casa all’ombra di alberi di pero che in primavera esplodono di candidi fiori. Purtroppo cinque anni dopo, alla fine di un duro inverno di malattia, la mamma di Jin muore, lasciandola sola al mondo. Da quel momento, è donna Suh a prendersi cura di lei. Donna Suh vive sola da quando ha abbandonato il tetto coniugale per non essere riuscita ad avere figli. È un’abile sarta e sua sorella minore, dama di corte, le porta lavoro dalla sala ricami del Palazzo di Sungkyunkwan. Mossa da un forte e incompiuto istinto materno, Donna Suh è felice di riversare tutto il suo amore sulla piccola orfana. Oltre a essere molto bella, la bambina è intelligente e capace di imparare con estrema facilità qualsiasi cosa le sia insegnata.

“Sospirò. Che vita attendeva una bambina coreana tanto intelligente?”

Un giorno la sorella di donna Suh, si offre di introdurre Jin al palazzo. Ciò, a suo dire, le permetterebbe di avere un’educazione e una vita dignitose. Suh accetta a malincuore e questa decisione cambierà il destino della bambina. Jin non tarderà, infatti, a conquistare il cuore della regina Min, donna forte e destinata a contrastare l’influenza giapponese in Corea. La regina non ha figli e inizia a richiedere sempre più spesso la presenza della bimba al suo fianco.

Tutte le sere Jin torna a casa da donna Suh che per arrotondare è solita fittare una stanza ai viaggiatori. Un giorno ospita il missionario francese padre Blanc e Yeon, il piccolo orfano di cui questi si occupa. Yeon è poco più grande di Jin, non parla ma sa suonare alla perfezione qualsiasi strumento. Tra i due bambini nasce un affetto indissolubile. È qui che la storia ha un salto temporale.

Immagine tratta dal Drama “The Tale of Nokdu” (2019)

Jin è divenuta una giovane donna, dama di corte nonché la danzatrice più brava di Corea, capace di incantare chiunque con la sua arte. Un giorno giunge a Palazzo Victor del Plancy, diplomatico francese. L’uomo è folgorato da lei al primo fugace incontro, ma è quando la vede ballare la danza dell’Oriolo a primavera, che cuore e mente ne sono stregati. Se ne innamora al punto da desiderare di portarla con sé in Francia.

“Era stato solo un istante, ma gli occhi scuri della damigella di corte gli stringevano il cuore in una morsa. Era stato come ritrovare un orologio perduto da tempo immemore.”

Immagine tratta dal drama  “Love in the Moonlight” (2016)

Così la vita di Jin subisce una nuova svolta irreversibile. Victor de Plancy riesce a ottenere dal re il permesso di condurre la ragazza in Francia. Qui lei scoprirà una nazione dalle convenienze meno rigide della Corea e una cultura del tutto diversa dalla sua. A Parigi sarà ammirata, ma mai realmente accettata e considerata. Questo, lentamente, la cambierà. Fino a non essere più la fanciulla partita dalla Corea, portando con sé, come fossero amuleti, i regali dell’amica Soa. Lontana dai suoi affetti più cari, dagli abbracci di Suh e dal tormentato amore di Yeon, le basterà la presenza di Victor? L’uomo si dimostrerà attento e affezionato così com’era stato a Seoul? E quando, qualche anno dopo, nel 1985, Jin farà ritorno in una Corea che affronta la dolorosa fine dell’epoca Joseon, quale sarà il suo destino?

“Ma il cuore umano quando ha uno stagno desidera un ruscello, e quando ha un ruscello desidera un fiume, e quando ha un fiume desidera l’oceano.”

Immagine tratta dal drama  “Love in the Moonlight” (2016)

Con La danzatrice di Seoul Shin ci regala un romanzo poetico, leggiadro e doloroso allo stesso tempo. L’autrice dipinge l’affresco nitido di una Corea che vive la fine di un’epoca, tormentata dall’essere contesa da Giappone e Cina. Lo fa, per quanto fatti storici narrati siano liberamente interpretati, con una dovizia di dettagli tale che al lettore sembrerà di essere al fianco della danzatrice, di vivere con lei ogni momento e condividerne le sensazioni.

Attraverso gli occhi intelligenti di Jin, Kyung-sook Shin ci descrive colori, paesaggi, natura, usanze e cultura di un Paese antico. Le sue descrizioni precise e minuziose accompagnano le vicende, adeguandosi al loro ritmo e consentendoci di vivere un racconto tridimensionale.

Danzatrici – Immagine tratta dal libro En Corèe

Il periodo trascorso a Parigi dalla protagonista ci parla di una Francia che vive al motto dell’uguaglianza, ma che nonostante ciò fa sentire Jin sradicata dalla propria natura e mai realmente integrata. La danzatrice di Seoul è dunque anche il racconto di un’epoca, l’ottocento, visto dal punto di vista di due nazioni distanti fisicamente quanto culturalmente. La prosa evocativa dell’autrice è al contempo lieve e sapiente ma capace di divenire impetuosa quando gli avvenimenti narrati lo chiedono. Leggendo La danzatrice di Seoul si viaggia nello spazio e nel tempo, ma soprattutto negli animi dei suoi personaggi. Alcuni dei quali resteranno indelebili, come il ricordo di persone care.

Per creare la storia della leggiadra e triste danzatrice Jin, l’autrice ha dichiarato di essersi ispirata alla protagonista di un breve racconto pubblicato a Parigi e risalente al 1905. Lo scritto di appena una pagina e mezza, si trova all’interno del volume En Corée scritto da Hippolyte de Frandin, diplomatico francese e fotografo. Leggendo della danzatrice coreana Lin Jin, come persona realmente esistita, Kyung-sook Shin si è sentita travolta dalle sue vicende. La personalità di quella giovane l’ha colpita tanto da farle sentire il desiderio di ridarle vita attraverso la sua scrittura. Nella nota riportata al termine del libro, l’autrice narra con trasporto la genesi del romanzo e soprattutto del suo immenso affetto per la danzatrice. A suo dire Lin Jin le è entrata nel cuore al punto da desiderare di “salvare la donna intrappolata in quella pagina e mezza”.

Hippolyte de Frandin – autore foto sconosciuto

Ha iniziato così a fare studi approfonditi su di lei e sul periodo storico nel quale ha poi ambientato La danzatrice di Seoul. Si è anche recata più volte a Parigi per consultare documenti e vivere quei luoghi, prima di condurci noi. Un lavoro certosino di ricerca che le ha permesso di donarci un racconto sì di fantasia, ma ricco di dettagli storici e personaggi realmente esistiti. Così, ad esempio, padre Blanc è stato realmente il vescovo dell’arcidiocesi di Seoul dal 1884 al 1890 e Victor Collin de Plancy un diplomatico francese. Quest’ultimo ha trascorso gran parte della sua vita lavorativa in Corea dal 1884. Egli era anche un grande collezionista di opere d’arte e antichità. La sua collezione privata di arte dell’Estremo Oriente fa parte della collezione coreana al Musée Guimet di Parigi.

Victor del Plancy  – Fonte foto (1)

Eppure Kyung-sook Shin ha chiarito che La danzatrice di Seoul non è un romanzo storico, ma una storia che parla di persone ed è questo, in effetti, il suo punto di forza.

Non si sa se la danzatrice Lin Jin che Kyung-sook Shin ha scoperto attraverso il racconto di Frandin sia realmente esistita. Se così non fosse, però, grazie a lei è divenuta viva, reale e destinata a restare nei nostri cuori.

L’autrice Kyung-sook Shin

Kyung-sook Shin è stata la prima autrice sudcoreana a vincere nel 2012 il Man Asian Literary Prize con il romanzo Prenditi cura di Lei. È tradotta in quarantasei Paesi ed è considerata una delle autrici più importanti di Corea. Nata nel 1963 in un villaggio nel sud della nazione, a sedici anni si è trasferita a Seoul con il fratello maggiore. Il suo debutto letterario è avvenuto nel 1985 con il romanzo Winter’s Fable, dopo il diploma al Seoul Institute of the Arts in scrittura creativa. Con Winter Fables  ha vinto il Munye Joongang New Author Prize, solo il primo di una lunga serie di riconoscimenti.

La mia valutazione
8/10
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La rivoluzione studentesca e il massacro di Gwangju -1980 (오일팔)

La storia degli studenti morti per la democrazia

di Gabriele Discetti

Nel maggio del 1980 violente manifestazioni studentesche e sindacali scossero la Corea del Sud. Fu il culmine di un periodo burrascoso per la storia del Paese. Nel giro di un solo anno, infatti, i sudcoreani avevano assistito a ben due colpi di stato.

La Corea del Sud ricorda tali eventi col nome 오일팔 (o-il-pal), cioè “5-1-8″, in riferimento al giorno peggiore della protesta, il 18 maggio 1980. Prima di spiegare ciò che accadde quel giorno, occorre tornare indietro di qualche mese.

Il 26 ottobre del 1979 Kim Jaegyu, all’epoca direttore della Korean Central Intelligence Agency, assassinò il presidente della Repubblica di Corea Park Chung-hee che era stato al governo per diciotto anni. Il regime di  Park Chung-hee era stato autoritario e anti-democratico, in un Paese ancora instabile, che trascinava contraddizioni, macerie e dolori della Guerra di Corea.

Morto il presidente Park, il governo di Choi Kyu-hah nulla poté contro la crescente influenza del generale Chun Doo-hwan. Influenza che divenne colpo di stato quando, il 12 dicembre 1979, il generale  prese il potere con la forza.

Il regime di Chun Doo-hwan represse le opposizioni con maggior forza di quanto avesse già fatto Park Chung-hee. Nei primi quattro mesi del 1980, professori e studenti contrari al regime autoritario furono espulsi dalle università per aver formato unioni studentesche e aver manifestato senza autorizzazioni. Tuttavia la dura repressione del regime non scalfì le manifestazioni per l’abolizione della legge marziale e la democratizzazione del Paese.

Dal 1 al 15 maggio 1980 circa duecentomila studenti provenienti da tutto il paese si riunirono a Seoul, occupando il centro della città. Le proteste presto dilagarono in tutto il paese.

Fonte Foto AP e Namu.Wiki

Il 17 maggio 1980, il governo dichiarò lo stato d’assedio nella provincia meridionale di Gwangju e chiuse le università. Il giorno seguente gli studenti si radunarono davanti alla Jonnam University per contestare le chiusure. Fu lì che cominciò a consumarsi una delle pagine più cruente della storia coreana.

Alle 9:30 del 18 maggio 1980 iniziarono gli scontri tra circa settecento paracadutisti dell’esercito e gli studenti. Quest’ultimi erano armati di semplici pietre. Cominciò così una violentissima e sanguinosa repressione, che perdurò per nove giorni.

Il 21 maggio, l’esercito sudcoreano si ritrovò a fronteggiare una  folla umana che manifestava e aprì il fuoco. La repressione dura accese maggiormente lo spirito combattivo dei dimostranti, che riconquistarono momentaneamente le strade, rubando anche mezzi all’esercito. Nonostante la resistenza cittadina, nei giorni successivi l’esercito si oppose alla rivolta usando, contro semplici civili, carri armati e arsenale da guerra. Sedò così l’insurrezione il 27 maggio, mietendo numerosissime vittime, soprattutto studenti e semplici cittadini, tra cui anche dei bambini. Si valuta che in quei giorni a morire furono tra le mille e le duemila persone. Il numero esatto dei deceduti non è calcolabile, poiché molti corpi furono gettati in luoghi sconosciuti.

La propaganda del regime presentò la protesta al Paese e al mondo intero come un tentativo dei comunisti di prendere il potere. Per tale ragione l’amministrazione Carter appoggiò apertamente l’intervento militare sudcoreano per spegnere la rivolta.

L’esercito isolò la città di Gwangju per dieci giorni, per non permettere fuoriuscita di notizie e verità riguardo le manifestazioni. Il 27 maggio la città tornò saldamente nelle mani del regime autoritario.

Ci vollero sette anni prima che le verità riguardo le vicende del maggio 1980 divenissero pubbliche. Lo sdegno e la collera del popolo coreano per il regime spianò la strada alle prime elezioni democratiche nel 1987.

Il massacro di Gwangju aveva piantato, infatti, il seme della rivoluzione che avvenne nel giugno del 1987. Allora,  sotto pressione delle proteste a livello nazionale, il dittatore Chun Doo-hwan e il suo successore designato Roh Tae-woo accettarono di concedere alcune libertà in vista delle elezioni.

La giustizia condannò Chun Doo-hwan, insieme ad altri diciotto complici, per il massacro di Gwangju nel 1997. Successivamente, però, gli fu concessa la grazia.

Nel 2002 il cimitero nazionale accolse le vittime del massacro di Gwangju. Quello stesso anno, il 18 maggio divenne giornata nazionale di commemorazione. Nel 2016, la scrittrice sudcoreana Han Kang ha pubblicato un romanzo che ripercorre le infelici vicende del massacro. Il titolo del libro è Atti umani pubblicato in Italia nel 2017  da Adelphi Edizioni. Il romanzo, diviso in sette capitoli, racconta le tristi storie di sette testimoni diretti o indiretti delle vicende di Gwangju.

Il primo capitolo è il racconto di Dong-ho, quindicenne migliore amico della scrittrice, morto il 18 maggio 1980, colpito da uno dei tanti proiettili sparati dall’esercito sui manifestanti.

A ripercorrere le vicende del massacro di Gwangju è stato nel 2017 il film coreano A Taxi Driver.

Diretto da  Jang Hoon e con protagonisti Song Kang-ho e l’attore tedesco Thomas Kretschmann, il film è basato su un fatto reale. È incentrato, infatti, su un tassista che restò coinvolto negli eventi di Gwangju,  accompagnando il giornalista tedesco Jürgen Hinzpeter che voleva filmare la rivolta. La critica accolse molto positivamente A Taxi Driver per il suo approccio nel rappresentare gli eventi e per il suo peso emotivo. Il film ha vinto il Best Foreign Language Film  ai 90° Academy Awards ed è stato un successo commerciale. Attualmente è il dodicesimo film della storia della Corea del Sud con il maggior incasso.

Di recente più di un Drama ha narrato quanto accaduto in Corea del Sud nel maggio 1980. Il primo è Youth of May, uscito  nel giugno 2021. Il Drama è una ricostruzione drammatica e fedele di quei giorni, raccontati attraverso gli occhi dei protagonisti. La sceneggiatura di Youth of May è scritta da Lee Kang. Tra gli interpreti principali troviamo Lee Do-hyun, Go Min-si e Lee Sang-yi. Youth of May è visibile su Rakuten Viki.

Ambientato, invece, tra novembre e dicembre 1987, è il drama Snowdrop. Il pubblico coreano ha contestato fortemente questa serie e ha persino presentato una petizione alla Blue House perché imponesse l’interruzione della produzione. Ciò perché si riteneva che la sceneggiatura contenesse delle gravi distorsioni storiche ai danni di quanto accaduto nel periodo narrato. Trasmesso da Disney+, Snowdrop ha riscosso un buon successo tra il pubblico straniero, mentre in patria ha ottenuto uno share medio inferiore al 3%. Snowdrop è stato sceneggiato da Yoo Hyun Mi , già conosciuta per drama come Sky Castle.  A interpretarne i ruoli principali sono stati Jung Hae-in e la cantante Jisoo, membro del gruppo K-pop Blackpink, al suo esordio come attrice.

Fonti (1), (2), (3)

Immagine di copertina  di 손형순 – Opera propria

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La Principessa Pyeonggang e On Dal l’idiota

L’idiota che divenne generale, il generale che divenne eroe grazie all’amore di una donna

di Gabriele Discetti

La principessa Pyeonggang e On Dal sono i protagonisti di un racconto che ritroviamo nel Samguk Sagi, o Cronache dei Tre Regni. Le Cronache dei Tre Regni sono una raccolta di storie risalente all’epoca dei tre regni: Goguryeo, Paekche e Silla.

La tradizione coreana si riferisce a questo racconto, a metà tra storia e leggenda, come La principessa Pyeonggang e l’idiota. Titolo nel quale con idiota ci si riferisce al povero On Dal, talvolta soprannominato più benevolmente On Dal il matto o lo sciocco.

Scritto nel 1145, il racconto ha luogo nel Palazzo Reale di Goguryeo durante il regno di re Pyeongwon, che governò dal 559 al 590. Il re aveva una figlia,  la piccola Pyeonggang. La bimba era capricciosa e piagnucolona e per farla smettere di piangere, il padre la minacciava spesso di darla in sposa a On Dal. Il giovane in questione era un povero famoso per la sua stupidità, che viveva appena fuori le mura del Palazzo. Di On Dal si diceva inoltre che fosse brutto come un asino.

Ovviamente le minacce del re erano un semplice tentativo di porre fine al pianto infinito della piccola Pyeonggang. La loro insistenza, però, finì con il convincere la ragazza di essere effettivamente promessa sposa di On Dal.

La statua del generale Ondal nel sito turistico di Ondal a Danyang, Chungcheongbuk-do

Raggiunta l’età per sposarsi, presumibilmente intorno ai sedici anni, il re decise di dare in sposa Pyeonggang al generale Ko, guerriero nobile e valoroso. Tuttavia Pyeonggang rifiutò di sposare l’uomo perché già promessa a On Dal.

Il re fu sconvolto dalla decisione della figlia e tentò di convincerla che le sue minacce erano solo un gioco. Alle rimostranze della giovane il padre, infuriato, decise di ripudiarla, e la condannò all’esilio all’esterno delle mura.

Per nulla sconfortata dalla decisione del padre, la principessa Pyeonggang, cominciò a cercare il promesso sposo On Dal. Trovata l’umile dimora di On Dal, Pyeonggang si propose in sposa al giovane, il quale, sospettando uno scherzo, scacciò in malo modo la principessa.

Ancora una volta Pyeonggang era stata mandata via, ma di nuovo non si perse d’animo. Trascorse un’intera notte fuori dall’umile casa di On Dal, giurandogli amore eterno e non solo. Gli promise di comprargli, con i soldi ottenuti dalla vendita di un prezioso anello d’oro, una casa nuova, un terreno e un cavallo

On Dal si convinse della sincerità della principessa e acconsentì al matrimonio.

Da quel momento la vita di On Dal e della madre che viveva con lui migliorò in modo inaspettato. Pyeonggang non solo salvò On Dal dalla povertà, ma pagò per la sua educazione e per l’addestramento nelle arti marziali.

On Dal l’idiota divenne in poco tempo un talentuoso soldato. Dopo che il giovane ebbe trionfato in una competizione di arti marziali, il re volle incontrare l’uomo misterioso dalle qualità degne di un generale. Fu a dir poco sconvolto dal sapere che quel giovane soldato altri non era che On Dal l’idiota. Le sue doti gli valsero la nomina onoraria a generale dell’esercito.

Il giovane si distinse subito per il suo coraggio nella difesa di Goguryeo dall’invasione della dinastia cinese dei Zhou Settentrionali. Si narra che abbia ucciso da solo venti soldati in un istante, portando alla vittoria l’esercito di Goguryeo. Le sue gesta lo innalzarono a eroe e fu riconosciuto genero del re Pyeongwon, restituendo dunque il titolo di principessa a Pyeonggang.

Ji Soo e Kim So-hyun nel drama 2021 “River Where the Moon Rises

Alla morte del re, il figlio maggiore Yeongyang salì al trono. A quest’ultimo On Dal chiese di poter guidare l’esercito nella riconquista delle terre del sud occupate da Silla. Il nuovo re acconsentì, ma On Dal non fece ritorno dalla campagna militare. Morì per una ferita da freccia presso il monte Achasan.

Per quanto la storia della principessa Pyeonggang e di On Dal sia intrecciata con vicende storiche effettivamente avvenute, è da considerarsi comunque frutto di fantasia. È infatti al limite del possibile che la figlia del re di Goguryeo sposasse un povero, per di più deriso dalla popolazione per la sua stupidità. Ancor più assurda è la scalata sociale di On Dal da straccione a eroe del regno.

Dopo la morte Leggi anche:  Dokkaebi (도깨비), il goblin coreano

Tuttavia il racconto ci insegna che qualsiasi uomo, per quanto povero o considerato stupido e incapace, può sperare di ascendere al grado di eroe se ha accanto una grande donna che crede fermamente nelle sue capacità.

Più di un drama si è ispirato alla storia della principessa Pyeonggang e dello stolto On Dal. Nel 2009 la serie Invincible Lee Pyung Kang fu una rivisitazione moderna del classico racconto popolare coreano nella quale Lee Pyung-kang (Nam Sang-mi) è una pianificatrice di campi da golf che “istruisce” Woo On-dal (Ji Hyun-woo).

On Dal impersonato da Lee Jong-hyun nel drama del 2017 “My Only Love Song

I Drama più recenti sono la commedia fantasy, in streaming su Netflix, My Only Love Song (2017) e il più drammatico River when the Moon rises (2021), in programmazione su Viki. In My Only Love Song un’attrice (Gong Seung-yeon) durante le riprese di un drama nel quale interpreta la principessa Pyeonggang finisce indietro nel tempo e incontra On Dal (Lee Jong-hyun).  Il giovane è un uomo che ama i soldi e fa di tutto per ottenerli, ma è generoso nei confronti dei deboli. Gli sviluppi della storia romantica tra i due sono divertenti e strappano più di un sorriso.

Il poster del drama del 2009 “Invincible Lee Pyung Kang

River when the Moon rises affronta, invece, la storia d’amore tra la principessa Pyeonggang (Kim So-hyun) e On Dal (interpretato da Ji Soo  negli episodi 1-6, poi sostituito da Na In-woo) in modo più drammatico. Qui, infatti, la Principessa è una donna ambiziosa che sogna di essere la prima donna Taewang di Goguryeo e che usa i sentimenti che On Dal nutre verso di  lei per raggiungere i suoi obiettivi. Il drama ha esordito in Corea il 15 febbraio 2021.

Immagine di copertina: Statua del generale Ondal e della principessa Pyeonggang all’ingresso del monte Acha

Fonti: (1), (2), (3), (4), (5), (6).

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Kumiho (구미호) – la leggendaria volpe a nove code

La creatura divora uomini della mitologia coreana, che aspira a diventare un essere umano

di Gabriele Discetti

La kumiho, o volpe a nove code, è un’animale mitologico della tradizione asiatica con caratteristiche fisiche e magiche differenti a seconda del Paese. La ritroviamo nelle leggende cinesi, giapponesi e coreane.

Quasi sicuramente le storie sulle kumiho sono giunte in Corea dalla Cina. L’animale compare, infatti, nei classici cinesi risalenti al III secolo come lo Shan Hai Jing.

In Corea le prime testimonianze a noi note risalgono al diciottesimo secolo. Questo ci porta e credere che la volpe a nove code fosse già parte del folclore coreano. Nel sedicesimo secolo, il poeta Jamgok, pseudonimo di Gim Yuk, in una poesia intitolata Vecchia volpe parla di una volpe che muta forma. È lecito pensare che si trattasse della volpe a nove code, sebbene il poeta non la chiami esplicitamente kumiho.

L’origine della volpe a nove code coreana è dunque ancora oggetto di discussione.

Già nel quattordicesimo secolo, sotto influsso cinese, la divulgazione delle leggende sulla volpe a nove code deve molto allo sviluppo della letteratura. Diffusione ulteriormente accentuata nel più recente periodo coloniale giapponese. In Cina e Giappone, infatti, le storie riguardanti le kumiho erano molto più diffuse e in Corea finirono col mescolarsi a storie di altre volpi mitologiche, come la volpe bianca. La figura di una volpe con nove code era però un’immagine molto più forte e sostituì tutte le altre. Oggi, la spinta decisiva che ha portato le kumiho all’attenzione del mondo occidentale è stata la cultura di massa, attraverso drama, manhwa e letteratura.

La leggenda vuole che quando una volpe vive mille anni, diventa una kumiho. La kumiho possiede poteri magici e può trasformarsi in un essere umano, di solito in una donna. Appare in molti racconti spaventosi, ma non è da considerare un’animale unicamente maligno. In una leggenda, una volpe a nove code si trasforma in una bellissima donna e si innamora di un uomo. I due vivono insieme, felici, per cento giorni, finché la volpe fugge via per sempre, così da poter riprendere le sue sembianze animali. A causa della loro natura infatti, le volpi, pur essendo in grado trasformarsi in esseri umani, non possono vivere per sempre come tali. In alcuni racconti le kumiho possiedono anche una sfera di piccole dimensioni, grande quanto una caramella e di colore blu. Essa è il simbolo del loro potere.

Una Kumiho rappresentata  dall’artista  Aurore – Credit – © Blackcat

Trasformarsi non è l’unico potere delle kumiho. Esse possono creare allucinazioni negli esseri umani, prendere possesso del loro spirito e mutare una persona che indossa una maschera nell’entità che tale oggetto rappresenta. Quest’ultimo potere può usarlo sia sugli altri che su se stessa. Una volpe può indossare, ad esempio, la maschera di una tigre e trasformarsi in essa per utilizzarne le doti combattive. Tuttavia, in qualsiasi trasformazione la kumiho conserva sempre qualcosa del suo corpo originario, come orecchie, code o segni in viso. Per tale motivo spesso la volpe viene scoperta. Nel racconto “Gumiho-ui byeonsin” (La trasformazione della kumiho) una volpe sostituisce la sposa durante un matrimonio, per poi essere smascherata dal marito, una volta nuda.

In “Hansiro gumihoreul ar-ananen cheonyeo”, (La fanciulla che scoprì una kumiho attraverso un poema cinese), invece, è l’odore a tradire la kumiho, riconosciuta dall’olfatto di un cane da caccia.

Nella maggior parte delle leggende, la kumiho ha una connotazione maligna. Oltre a ingannare gli uomini, esse si cibano della carne umana. Secondo il folclore coreano, se una volpe si astiene dal cibarsi di carne umana per mille giorni, diventerà un essere umano. Questa particolare caratteristica è stata modificata nei drama moderni. Ad esempio in Grudge: The Revolt of Gumiho, l’animale diventerà umano se chi scopre la sua vera identità e mantiene il segreto per dieci anni. Anche il drama My Girlfriend is a Gumiho racconta di una Kumiho. Qui la volpe a nove code salva la vita a un giovane, inserendogli nel petto la sua sfera magica. La kumiho inizierà a seguirlo ovunque per proteggere la sfera e il giovane, temendo per il proprio fegato, asseconderà i desideri dell’affascinante creatura.

In The Thousandth man una kumino per diventare umana deve mangiare mille fegati di altrettanti uomini innamorati di lei, entro mille anni. L’anno successivo in  Gu Family Book la volpe, in questo caso un kumiho maschio, deve aiutare gli umani per cento giorni, mantenendo segreta la propria identità per poter diventare umano e  vivere con la sua amata.

Ultimo in ordine di tempo è il drama del 2020 Tales of nine tailed. Anche qui, come in Gu Family Book, il protagonista è un kumiho maschio (Lee Dong-wook) condannato a punire i suoi simili rei di crudeltà verso gli umani.

Oltre a cibarsi di fegati, nella tradizione la kumiho è spesso ritratta mentre vaga nei cimiteri per strappare e mangiare il cuore dei defunti.

Insomma, pur non essendo un mostro amico dell’uomo, nella mitologia coreana la volpe a nove code è spinta dalla volontà di diventare un essere umano. Lo strano e ironico destino della kumiho è di aspirare a trasformarsi per sempre nella sua stessa preda.

Molti film, serie tv e manhwa sono stati dedicati alle kumiho. Oltre ai drama già citati abbiamo, per esempio, il manhwa del 2010 di Kim Yeong-mi “Oh, My 로맨틱 구미호” (Oh, mio romantico kumiho). Storia che stravolge la visione comune della kumiho che si trasforma in donna e inganna gli uomini. Qui la protagonista, Ji-Eun, è fidanzata con Gyuho che ricambia il suo amore e vuole sposarla, soprattutto perché adora la fragranza del suo fegato. Gyuho è, infatti, proprio una volpe a nove code e quando la ragazza scopre il suo segreto, è combattuta. Non sa cosa scegliere: scappare via o rischiare il suo fegato per amore? Nessuno spoiler!

Fonti: (1), (2), (3), (4)

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Because This is My First Life (이번 생은 처음이라)

Una storia intensa che parla d’amore e di crescita interiore. Un Drama dai ritmi lenti, la cui trama è intessuta come un ricamo sapiente.

di Donatella Perullo

Titolo: Because This is My First Life

Genere: Commedia romantica

Dove vederlo: in streaming su Viki

Sceneggiatura: Yoon Nan-joong   

Paese di produzione: Corea del Sud

Numero episodi: 16 durata per episodio: 60  minuti

Anno di trasmissione in patria: 2017


Main Cast:

Lee Min-ki  (Nam Se-hee)

Jung So-min  (Yoon Ji-ho)

Esom (WooSu-ji amica d’infanzia di  Ji-ho)

Kim Ga-eun (Yang Ho-rang amica di infanzia di Ji-ho)

Kim Min-seok (Sim Won-seok fidanzato di Ho-rang)

Park Byung-eun (Ma Sang-goo, amico e socio in affari di Se-hee)

Nam Se-hee (Lee Min-ki) è un trentottenne chiuso e misantropo. Divide la sua vita solitaria con il gatto Wori. Il suo principale obiettivo è quello di scontare i quarant’anni di mutuo, acceso per pagare il piccolo appartamento in cui vive. Ha un solo amico, Sang-goo, che conosce sin dall’infanzia ed è anche suo socio in affari. Per riuscire a sostenere le rate del mutuo Nam Se-hee è costretto ad affittare una stanza della sua casa. Il comportamento del suo inquilino, però, lo mette in difficoltà, l’uomo decide così di rescindere il contratto di affitto.

Yoon Ji-ho (Jung So-min) è una sceneggiatrice che sogna il successo, ma da tre anni si impegna senza ottenere i meritati riconoscimenti. Lavora affiancando una sceneggiatrice affermata, che sfrutta le sue capacità lasciandola nell’ombra. Tornata a casa dopo tre mesi di duro lavoro, scopre che il fratello minore, con il quale divide l’appartamento, si è sposato. La coppia sta anche per avere un bambino e Ji-ho capisce di essere una presenza inopportuna. Perciò, nonostante sia la titolare del contratto di affitto, decide di cercare un nuovo alloggio, ma per ristrettezze economiche non può locare un nuovo appartamento. Così, consigliata da Won-seok, il fidanzato di una delle sue due migliori amiche, affitta la stanza di Se-hee, convinta che il proprietario sia una donna.

“Le parole sono sempre più lente del cuore.” 

Dal canto suo anche Nam Se-hee è convinto di affittare la stanza a un uomo. Fidandosi dell’intermediazione di Sang-hoo, i due stipulano così un contratto di locazione. Grazie a orari lavorativi opposti, Nam Se-hee e Yoon Ji-ho condividono per diverso tempo l’appartamento senza mai incontrarsi. Fino al giorno in cui la madre di lui fa visita al figlio e il malinteso viene alla luce. A questo punto all’imbarazzata Ji-ho non resta che lasciare la casa di Se-hee. Un collega per cui la donna ha un debole, le offre aiuto, ma un evento spiacevole la costringe a chiedere ospitalità per una notte a Nam Se-hee. È a questo punto che l’uomo le propone uno strano affare: stipulare un contratto matrimoniale fasullo. Ciò salverebbe le apparenze e darebbe loro modo di continuare il loro asettico e conveniente rapporto tra inquilino e locatore.

Sembra l’inizio di una trama già vista, in effetti i presupposti lasciano pensare alla solita storia trita e ritrita. A fare la differenza in Because This is My First Life, però, non è la trama, ma come è sviluppata. Il drama sceglie, infatti, uno spunto banale per affrontare argomenti profondi e fornire tantissimi spunti di pensiero. I suoi sviluppi non si focalizzano solo sui protagonisti, ma anche sulle vite delle due migliori amiche di Ji-ho e dei due amici di Se-hee. Con il procedere del racconto, si assiste infatti alla nascita dell’amore tra Sang-Ho e l’apparente fredda ma tormentata, WooSu-ji. Si resta anche coinvolti dalle difficoltà della coppia consolidata di Won-seok e Ho-rang. In essa, anche per colpa di un determinato tipo di cultura, Ho-rang è ossessionata dal matrimonio al punto da rischiare di distruggere il rapporto.

Lo spettatore ha quindi la possibilità di analizzare da diverse prospettive un sentimento complesso come l’amore e valutarne le implicazioni profonde.  Assisterà anche al lento sviluppo del legame, in apparenza improbabile, tra Se-hee e Ji-ho. Un rapporto che muterà gradualmente fino a diventare complicità, poi affetto e infine amore, vero, profondo e irrinunciabile.

Because This is My First Life mi è arrivato nel cuore a scoppio ritardato, devo ammetterlo. Appena finita la visione, la mia prima sensazione non è stata di piena soddisfazione. Poche ore dopo, però, alcune scene, frasi e dettagli mi sono tornati in mente sotto forma di piccole emozioni. Allora ho cominciato a riflettere, ho iniziato a digerirlo e poi ho realizzato di aver appena guardato un Drama eccezionale. Because This is My First Life è un Drama diverso dagli altri, ha ritmi lenti e ci sono intere puntate in cui sembra non accadere nulla. In realtà anche in quei momenti la storia è intessuta come un ricamo sapiente punto dopo punto. Questo è un drama per persone pazienti e ben disposte a cogliere dettagli appena accennati, ma indispensabili per seguire e comprendere l’evoluzione dei personaggi.

Quando ho deciso di seguire il mio sogno, ho pensato che la mia vita sarebbe stata come camminare attraverso un tunnel buio. Ma non sapevo che sarebbe stato così buio. Non sapevo che sarebbe stato così solitario. (Yoon Ji-ho)

Because This is My First Life è quasi un percorso filosofico. Descrive bene le sfaccettature, le insicurezze e l’evoluzione dell’animo umano e ci fa capire un po’ meglio la cultura coreana riguardo alla convenzione del matrimonio.

Un altro aspetto che ho apprezzato di questa serie è che le sue fondamenta narrative sono edificate intorno ai libri.

I personaggi se li scambiano come dono, sono cresciuti interiormente grazie a essi, hanno superato traumi emotivi con il loro aiuto, ne citano frasi e ne fanno proprie le riflessioni. Alcuni dei volumi citati sono coreani, non disponibili nella nostra lingua, altri appartengono alla cultura occidentale. Attraverso La camera 19, ad esempio, il racconto della scrittrice premio Nobel Doris Lessing, si affronta un tema molto profondo. L’importanza dell’avere un posto segreto, nel quale rifugiarsi per rinfrancare lo spirito. Uno spunto di pensiero trattato con delicata intensità che mi ha fatto meditare. Nella parte finale della storia, inoltre, mi ha entusiasmata il chiaro richiamo a Jane Eyre, un classico che adoro. Quindi anche qui, come spesso capita nei Drama, è chiaro che nulla è lasciato al caso e la sceneggiatura si rivela di grande spessore. 

La chimica tra Lee Min-ki e Jung So-mim è ottima ed entrambi si sono calati alla perfezione nei loro personaggi. Lee Min-ki ha dimostrato grandi qualità interpretative dando vita, nella prima parte del drama, a un Nam Se-hee mono espressivo e privo di emozioni, per poi farlo cambiare del tutto con il progredire del racconto. Jung So-min l’avevo apprezzata in D Day e qui ha confermato il suo talento. La coppia ha funzionato così bene che il pubblico coreano si è affezionato tantissimo a loro. Al punto che,  come tributo, l’anno successivo i due sono in un cameo di What’s wrong whith secretary Kim. Lee Min-ki e Jung So-min appaiono, infatti, come genitori della protagonista in una scena in cui lei rivive il ricordo di una giornata felice trascorsa in spiaggia quand’era bambina.

Leggi anche: D-Day – 디데이

Come in molti Drama, anche in Because This is My First Life le OST hanno il loro peso. Tra tutte, il  brano che accompagna i momenti più emozionanti della storia è Can’t go, composto e arrangiato da Mac Kelly e cantato da Ben, componente delle  Bebe Mignon. Il brano ha anche ricevuto una nomination all’ MBC Plus X Genie Music Awards.

La mia valutazione
9/10
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La meravigliosa idea di Wooh Na-young

E se i personaggi delle fiabe occidentali indossassero i vestiti tradizionali coreani?

di Maria De Riggi

L’illustratrice sudcoreana Wooh Na-young, conosciuta con lo pseudonimo di Obsidian, ha catturato l’attenzione internazionale ridisegnando, secondo lo stile tradizionale coreano, i personaggi delle fiabe occidentali.

I disegni sono tutti bellissimi, dai colori vivaci e ricchi di dettagli.

Le protagoniste indossano l’Hanbok, il tradizionale abito coreano in uso durante il periodo della dinastia Joseon.

In particolare Alice nel paese delle meraviglie, che fa parte della serie Fairytales – fiabe occidentali in Corea, è stato trasformato in un film d’animazione. Film che è stato proiettato al più grande festival di animazione della Danimarca mentre il dipinto è esposto nella Galleria KF nel centro di Seoul.

Alice Indossa un hanbok bianco e una gonna blu cielo. I capelli neri sono raccolti in due lunghe trecce e adornati dal caratteristico fermaglio, il cheopji, che abbellisce la pettinatura.

Accanto a lei, il coniglio indossa anch’esso l’hanbok e il cappello tradizionale Gat.

Da quel momento Wooh Na-young ha iniziato a collaborare con Netflix, con la Disney e la Marvel.

Recentemente ha anche realizzato la cover di Maleficent 2.

Obsidian afferma che non è stato facile arrivare a trovare il proprio stile.

È stato un viaggio alla ricerca di sé stessa.

Tutto è incominciato dal suo interesse per l’hanbok, anche se all’inizio pensava fosse solo un vestito fuori moda delle vecchie generazioni. È stato grazie ai meravigliosi disegni dell’artista di Manga giapponese  Smeragi Natsuki, autrice famosa perché nelle sue opera ritrae la storia cinese e coreana, le è venuta l’idea di abbinare questo interesse ai racconti folkloristici e alle favole.

Dopo aver lavorato per dieci anni nel settore dei videogiochi, Obsidian era alla ricerca della propria espressione, della propria identità artistica.

Essendosi laureata in pittura orientale all’Università Ewha Womans, l’artista si era chiesta spesso a che fosse servito studiare pittura orientale. Quando però ha unito il frutto dei suoi studi all’uso del digitale, ciò che ne è scaturito è qualcosa di unico che cattura l’immaginario.

Ci sono voluti sei mesi per completare l’opera Alice nel paese delle meraviglie, ma secondo l’autrice ne è valsa la pena, perché l’ha aiutata a trovare l’energia per percorrere la sua nuova strada.

Wooh Na-young si emoziona quando le dicono che grazie ai suoi disegni le persone hanno scoperto o riscoperto l’interesse per il tradizionale hanbok. Ammette che è proprio così che vuole essere ricordata, come qualcuno che mostra la bellezza del costume e la cui arte rende felici le persone.bo

Una nota: L’hanbok (한복) è l’abito tradizionale coreano che ha radici molto antiche. È indossato nelle occasioni formali e tradizionali come feste, celebrazioni e cerimonie. È caratterizzato da colori vivaci e linee semplici senza tasche. Anche se il termine significa letteralmente “vestito coreano”, l’hanbok di solito si riferisce specificamente agli indumenti del periodo di Joseon.

È possibile ammirare altre opere di  Wooh Na-young sul sito ufficiale dell’artista, QUI.

Credit foto woohnayoung.com

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Io sono una pietra (나는 돌덩이) – Diamante, la poesia che dà la carica

Diamante, la poesia di Itaewon Class che risveglia i cuori e dà la carica. Versi che lasciano il segno, da ascoltare e custodire per poterli ripetere ad altri o a sé stessi, nei momenti di sconforto o insicurezza.

di Donatella Perullo

Attenzione! Questo articolo contiene SPOILER!!

Chi si è lasciato coinvolgere da Itaewon Class e dalle peripezie di Seo-ro-yi & company, durante la dodicesima puntata ha di certo trattenuto il fiato.

La scena è drammatica. In qualità di chef del DanBam – Sweet Night, Ma Hyeon-yi deve partecipare alla finalissima del Kooking show che decreterà il miglior pub di Corea. È nervosa, ma pronta ad affrontare la gara, quando qualcuno fa trapelare il suo segreto e la cosa finisce su tutti i giornali. Hyeon-yi è sconvolta, solo i suoi più cari amici sanno che è una trasgender. Perciò a ferirla è il tradimento di uno di loro più del fatto che la verità su di lei sia stata rivelata. Pensa di abbandonare la gara e Seo-ro-yi l’appoggia, disposto anche, pur sapendo di non esserne all’altezza, a prendere il suo posto nella competizione.

Tutto sembra perduto e l’animo coraggioso e volitivo di Hyeon-yi è lì per cedere. La ragazza è sola e in lacrime quando le arriva una telefonata. È Yi-seo che ha letto la notizia e cerca l’amica, ma non per consolarla o blandirla con parole dolci. Non sarebbe da Yi –seo farlo perché, non dimentichiamolo, lei è diversa, lei è sociopatica o forse solo pragmatica.

«Che cosa farai?» le chiede Yi-seo «scapperai?» e al silenzio perplesso dell’amica, che cerca di nascondere il proprio sconvolgimento, continua «Questa mattina ho sfogliato un libro di poesie e voglio leggertene una, ora.» Dice, prendendo tra le mani un volume intitolato in inglese Io sono il Diamante, poi continua «Non dovrei, ma voglio farlo, perché sono una stronza.»

La scena fa un brevissimo salto temporale. Hyeon-yi non è più seduta e sconsolata, ma procede sicura verso lo studio dove si registrerà la gara. La sua espressione è decisa e lo sguardo mostra una nuova sicurezza. Hyeon-yi è finalmente pronta ad affrontare qualsiasi avversità e legittimare il proprio valore dinanzi al mondo intero. Avvicina il microfono alle labbra e in favore della telecamera dichiara con voce ferma: «Sono Ma Hyun Yi, lo chef del Danbam Pub. Sono un transgender. E oggi vincerò!».

A questo punto, in sottofondo si sente la voce di Yi-seo che declama una poesia. Il momento è da brividi, la sferzata di energia non travolge solo Hyeon-yi, ma chiunque ascolti quelle parole. Sono versi che hanno una forte carica motivazionale. Parole che lasciano il segno, da ascoltare e poi custodire per poterle ripetere ad altri o a sé stessi, nei momenti di sconforto o insicurezza. È per questo che ho voluto tradurne il testo e riportarlo qui, perché possiate conservarlo e rileggerlo ogni volta che ne sentirete il bisogno (a proposito di questa mia traduzione, se deciderete di condividerla estrapolandola dall’articolo, vi prego di citare la fonte) :

Io sono una pietra (나는 돌당)

 

Sono una pietra,

fa’ pure, dammi fuoco

non mi muoverò

perché sono una pietra.

Fa’ pure, pestami,

sono una pietra dura.

Fa’ pure, lasciami nell’oscurità,

sono una pietra che risplenderà,

anche in solitudine.

Non mi infrango né incenerisco,

non mi lacero

e andando contro natura,

sopravvivo.

Io sono il Diamante.

Perché proprio un diamante? Non per il suo valore economico, certo, ma per il significato intrinseco che rappresenta. È una pietra difficile da scalfire tanto che l’etimologia del nome deriva dal greco adaµas (adamas) che significa indomabile.

Chiedo scusa ai poeti perché con la prosa me la cavo un po’, ma con i versi e le metriche non ho un gran feeling. Spero però di essere riuscita, con qualche lieve licenza nella trasposizione in italiano, a rendere bene questa poesia che trovo magnifica. Appena ascoltata, sono corsa a cercare in rete il volume dalla cover variopinta mostrato nel Drama, per scoprire chi ne fosse l’autore. Ero convinta che, come in Goblin, per esempio, lo sceneggiatore si fosse affidato ai versi di un poeta.   Invece ho scoperto che l’autore di Io sono una pietra è Gwang Jin, il fumettista papà di Itaewon class.

Colui che ha scritto e disegnato il Webtoon da cui ha poi tratto la sceneggiatura. Come se non bastasse, ho appreso anche che Gwang Jin ha collaborato con Lee Chi-hoon  alla stesura del testo di una delle OST del Drama. Parlo di Diamond (돌덩이), Diamante, cantata da Ha Hyun-woo, che vi consiglio di ascoltare perché, come la poesia, dà una carica niente male. Che dire, Gwang Jin dimostra di avere una notevole sensibilità insieme alla capacità di trasmettere messaggi profondi. Spero che dopo Itaewon scriva altre storie altrettanto belle e che di nuovo ne traggano un Drama, sarò la prima a vederlo!

P.S.: In Itaewon Class il titolo del volume in possesso di Yi-seo è scritto in inglese ed è “I’m the Diamond”. In rete però ho notato che il titolo in hangul della poesia, è 나는 돌당 , che tradotto letteralmente pare essere “Io sono una pietra” titolo che, in effetti, mi sembra più indicato per la poesia.

Il video della OST  Diamond, sottotitolato in italiano.

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Are you in love?-사랑하고 있습니까?

Un uomo bisbetico, una ragazza desiderosa d’amore e un libro magico creano l’alchimia giusta per un romance leggero.

di Donatella Perullo

Titolo: Are you in Love? –  사랑하고 있습니까?

Genere: Romance/Fantasy

Regia: Kim Jung-know

Sceneggiatura: Kim Jung-know

Paese di produzione: Corea del Sud

Durata: 107 minuti

Data di rilascio: 25 marzo 2020-05-29

Dove vederlo: Viki

Main Cast:

Kim So-eun (So-jeong)

Sung Hoon (Seung-jae)

Kim Sun-woong (Byeong-oh)

Kim So-hye (An-na)

Lee Pan-do (Gi-hyeok)

Pyun Bo-seung (Il vicino di casa)

La giovane So-jeong (Kim So-eun) ha una vita piuttosto complicata, ma cerca di affrontarla con dignità. Vive con sua madre che è malata di Alzheimer e durante il giorno, per lavorare, la affida alle cure di un’amorevole badante. La ragazza è una pasticciera e lavora presso la caffetteria di Seung-jae (Sung Hoon) dove cerca di impegnarsi al massimo. Nonostante ciò, a causa delle preoccupazioni e dello stress, i suoi risultati non sono sempre dei migliori. Seung-jae è molto esigente con lei e non proprio gentile.  Questo deprime non poco So-jeong che ha in segreto un debole per il suo datore di lavoro. Una sera nella quale la giovane è sola, nel locale entra una donna misteriosa. È anziana, vestita in modo eccentrico e ha un cappello che le copre il volto.

So-jeong ne è intimorita, ma fuori piove a dirotto e quando l’altra le chiede di restare nel locale per ripararsi, lei acconsente. Per ricambiare la sua gentilezza, l’anziana le dona un libro intitolato “Sei innamorata?” e le dice che potrà ottenere da esso qualsiasi risposta riguardo alla propria vita amorosa. La prima cosa che la ragazza chiede al libro è se troverà mai l’amore. La risposta che riceve è che presto avrà molti pretendenti. So-jeong non prende sul serio la cosa, ma il mattino seguente, quando esce per andare al lavoro, riceve attenzioni da più di uno sconosciuto.

Da questo momento la vita di So-jeong inizia a cambiare e anche l’atteggiamento del bel Seung-jae nei suoi confronti, non sarà lo stesso di prima. Quanto, le profezie del libro aiuteranno la ragazza? La sua vita sarà più semplice? Riuscirà a conquistare il cuore del suo capo?

“Un giorno mi sono ritrovato ad amare lei. Non posso farci nulla.” (Seung-jae)

Are you in Love? il cui titolo in rete è “Are we in love?”, è leggero, adatto per intervallare la visione tra due drama, soprattutto se impegnativi. La trama non è originalissima e ha più di una falla, ma se non si hanno grosse aspettative, nel complesso il film si lascia guardare.

Confesso che nel momento in cui So-jeong inizia a essere corteggiata da sconosciuti, per strada e sul posto di lavoro, ho provato un po’ di fastidio, come se quelle attenzioni fossero molestie, più che corteggiamento e forse è proprio così. Gli improvvisi pretendenti di So-jeong sono importuni e poco affascinanti e il loro comportamento trasmette allo spettatore il disagio provato dalla protagonista. Fatto sta che quel segmento del film sembra quasi voler spiegare agli uomini come non comportarsi con una donna, soprattutto se sconosciuta.

Per quanto riguarda i due protagonisti… avevo visto Kim So-eun in Boys over the flover e mi era piaciuta, qui invece non mi ha convinta. Anche Sung-hoon, la cui interpretazione avevo apprezzato in Oh my Venus e un po’ meno in My secret romance, qui non mi ha persuasa. Da un certo punto in poi, però, ho trovato il suo personaggio più convincente di quello di So-jeong. Forse la colpa è della scarsa chimica tra i due, ma anche della trama che sotto più di un aspetto è piuttosto carente.

In questo contesto, incredibile ma vero, neanche il fulcro della storia, il libro magico, riesce a trovare la giusta contestualizzazione e l’ipotesi sulla sua origine e sulla sua uscita di scena, resta affidata alla libera interpretazione dello spettatore. Io ho tratto le mie conclusioni che per ovvie ragioni non posso riferirvi, ma è probabile che ognuno avrà la propria teoria alla fine del film.

Are you in Love? è, insomma, un film poco impegnativo,  dal quale non aspettarsi che un po’ di distrazione e al quale approcciare senza troppe pretese.

La mia valutazione
3/10
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I Webtoon – storie che sempre più spesso ispirano i Drama

Scopriamo di più su questa tecnica narrativa diventata un’importante fonte d’ispirazione per il mondo dei drama coreani.

di Donatella Perullo

Articolo aggiornato il 27 maggio 2021

Così come la cinematografia americana dà spazio agli eroi dei comics, sono anni ormai che il mondo dei Drama attinge storie da webtoon di successo. Nell’ultimo periodo questa scelta è diventata più frequente. Sono sempre di più, infatti, le sceneggiature di drama tratte da questo genere di fumetti e, devo dire, con ottimi risultati. Ne ho visti diversi, molti li ho apprezzati, altri li ho in lista e conto di recuperarli presto. L’ultimo drama tratto dall’omonimo Webtoon che ho visto e amato molto è Itaewon Class (del quale, volendo, potrete leggerne QUI la mia recensione). Non tutti gli appassionati di drama, però, sanno con precisione cosa sia un webtoon e quali siano le origini di questo genere artistico. Per questo e soprattutto per mia cultura personale, ho pensato di approfondire l’argomento.

I Webtoon (웹툰) sono un tipo di fumetto digitale nato nel 2003 in Corea del Sud. La parola nasce dall’unione dei termini Web Wide Web e Cartoon. All’inizio per lo più sconosciuti all’estero, con il tempo, grazie anche alla lettura attraverso smartphone,  hanno avuto un’impennata di popolarità internazionale. Con il crescente successo dei Webtoon, in Corea del Sud la stampa dei tradizionali Manhwa cartacei è gradualmente diminuita al punto che nel 2006 il mercato dei webtoon ha superato quello dei Mahnwa cartacei.  Ad oggi, oltre tre milioni di utenti coreani hanno pagato per accedere a Mahnwa online e dieci milioni di utenti hanno letto Webtoon gratuiti. Alcuni Webtoon sono infatti free, ma hanno un limite di pagine leggibili al giorno. Altri prevedono la visione gratuita di un certo numero di capitoli al giorno e la lettura dei successivi a pagamento.

La principale piattaforma di Webtoon, che annovera la maggior parte dei più grandi successi del genere, è la Naver Webtoon, seguita dalla Daum Webtoon.

Fino a tutto il 2014, la Naver ha pubblicato un’enorme quantità di opere. Tra il 2015 e il 2016 il numero dei nuovi Webtoon editi dalla piattaforma è, invece, drasticamente diminuito. Nonostante ciò, la Naver domina ancora il mercato dei Webtoon con oltre trentacinque milioni di utenti mensili.

All’inizio, i Webtoon erano suddivisi in due sole categorie: quelli adatti a tutte le fasce d’età e quelli destinati a un pubblico maggiore dei diciotto anni. La Corea del Sud ha, però, leggi sulla censura diverse per le pubblicazioni online rispetto a quelle cartacee. Questo ha fatto sì che la produzione di Webtoon di natura pornografica o violenti aumentasse esponenzialmente.

Ciò ha reso necessario impedirne la lettura a utenti di determinate fasce d’età. Per tale motivo, nel maggio del 2019 Naver e Daum hanno istituito il Webtoon raiting system. La scala di valutazione implementa il sistema di valutazione dei webtoon e li divide in quattro categorie:

  • adatta a tutte le età;
  • destinata a un pubblico dai dodici ai quattordici anni;
  • indirizzata a lettori dai quindici ai diciotto anni;
  • rivolta ai lettori dai diciannove anni in su.

Tre cose distinguono i Webtoon dai normali fumetti.

  • Ogni episodio è pubblicato su una lunga striscia verticale, come su una tela infinita,anziché su più pagine. Ciò rende più facile leggerli su smartphone o su computer. 
  • La gran parte dei Webtoon sono a colori anziché in bianco e nero come i Mahnwa. Alcuni Webtoon hanno musica di sottofondo e animazioni riprodotte durante lo scorrimento dei capitoli.
  • A differenza dei comic americani, poi, i Webtoon sono sempre disegnati da un unico autore. Inoltre, diversamente dai manga giapponesi che sviluppano le proprie storie a forma di esse (da destra a sinistra), il Webtoon coreano le sviluppa a forma di zeta (da sinistra a destra).

Molti Webtoon sono stati fonte di ispirazione per diversi film e serial televisivi. Uno dei primi a ottenere un enorme successo, raggiungendo oltre cento milioni di visualizzazioni, è stato Tajja -타짜 –  di Young-man. Nel 2006 questa storia fu trasposta  in un film intitolato Tajja: The High Rollers e poi nel 2008 nella serie televisiva War of Flowers interpretata da Jang Hyuk.

Dopo di ciò molti altri sono stati i Webtoon arrivati sul grande o sul piccolo schermo. Tra i K Drama più famosi degli ultimi anni, tratti da Webtoon di successo non posso non ricordare titoli come:

Bridal Mask각시탈 – 2012 – (Viki);

Misaeng, incomplete life – 미생 – 아직 살아 있지 못한 자 – 2013 – (Viki);

A Girl Who Sees Smells – 냄새 를 보는 소녀 – 2015- (Viki);

Orange Marmalade – 오렌지 마말레이드 – 2015 – (Viki);

Cheese in the Trap – 치즈 인 더 트랩 – 2016 – (Viki);

Hey Ghost, Let’s Fight  – 싸우자 귀신 아 – 2016 – (Viki);

The man living in our house – 우리집에 사는 남자 – (Viki);

What’s wrong with secretaary Kim – 김비서 가 왜 그럴까 – 2018 –  (Viki);

My ID is a Gangnam Beauty – 내 아이디 는 강남 미인 – 2018 – (Viki);

Her Private Life – 누나 팬 닷컴 – 2019 – (Viki);

Love Alarm 1 e 2 -좋아하면 울리는 – (2019/2021) – Netflix;

Extraordinary you – 어쩌다 발견 한 하루 – 2019;

The Tale of Nokdu – VIKI- 조선 로코 녹두전 – 2019 – (Viki);

Memorist – 메모 리스트 – 2020 – (Viki);

Welcome – 어서와 – Meow the secret boy – 2020 – (Viki);

Itaewon Class – 이태원 클라쓰 – 2020 – (Netflix);

Rugal – 루갈- 2020 – (Netflix).

Mystic Pop-up Bar쌍갑 포차- (2020) Netflix;

Sweet Home –스위트홈- (2020) Netflix;

True Beauty – 여신강림 – (2020) – Viki

Mr. Queen -철인 왕후 -(2021) Viki

Navillera-나빌레라- (2021)  Netflix 

Imitation –이미테이션 – (2021)  Viki

All of Us Are Dead -지금 우리 학교는- (2021)  Netflix

 Nevertheless  – 알고있지만 (2021) – Netflix

The Sweet Blood  –  달달한 그놈 – (2021) Viki

So I Married the Anti-fan -그래서 나는 안티팬과 결혼했다- (2021) Viki

Potremo vedere presto molti altri Drama tratti da Webtoon, elencarli tutti sarebbe un’impresa titanica. Tra i più attesi c’è di certo Yumi’s Cells, previsto per la seconda metà del 2021, che sarà interpretato da Kim Go-Eun. Così come The Sound of Magic che ha confermato nel cast la presenza di Ji Chang-wook e che sarà trasmesso in esclusiva da Netflix.

Cinema e Televisione non sono stati i soli, comunque, a essere influenzati dalla potenza delle storie narrate dai Webtoon.  Anche il mondo dei Videogiochi e quello delle serie animate, prendono sempre più spesso ispirazione da questa nuova forma d’arte.

Fonti web: (1), (2)

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