La Danzatrice di Seoul (리진)

Una storia di fantasia che, attraverso gli occhi della protagonista, narra di un’epoca e di personaggi reali

di Donatella Perullo

Titolo: La Danzatrice di Seoul

Categoria: Narrativa

Genere: Fiction storica

Autore: Kyung-sook  Shin (신경숙)

Titolo originale: 리진  – edito nel 2007

Editore: Piemme

Collana:

Anno: 2019

Copertina: Cartonato con sovraccoperta  

Numero di pagine: 422

ISBN: 978885666949

È il 1869 quando nel villaggio di Banchon, in Corea, nasce Jin. La piccola vive con sua madre in una casa all’ombra di alberi di pero che in primavera esplodono di candidi fiori. Purtroppo cinque anni dopo, alla fine di un duro inverno di malattia, la mamma di Jin muore, lasciandola sola al mondo. Da quel momento, è donna Suh a prendersi cura di lei. Donna Suh vive sola da quando ha abbandonato il tetto coniugale per non essere riuscita ad avere figli. È un’abile sarta e sua sorella minore, dama di corte, le porta lavoro dalla sala ricami del Palazzo di Sungkyunkwan. Mossa da un forte e incompiuto istinto materno, Donna Suh è felice di riversare tutto il suo amore sulla piccola orfana. Oltre a essere molto bella, la bambina è intelligente e capace di imparare con estrema facilità qualsiasi cosa le sia insegnata.

“Sospirò. Che vita attendeva una bambina coreana tanto intelligente?”

Un giorno la sorella di donna Suh, si offre di introdurre Jin al palazzo. Ciò, a suo dire, le permetterebbe di avere un’educazione e una vita dignitose. Suh accetta a malincuore e questa decisione cambierà il destino della bambina. Jin non tarderà, infatti, a conquistare il cuore della regina Min, donna forte e destinata a contrastare l’influenza giapponese in Corea. La regina non ha figli e inizia a richiedere sempre più spesso la presenza della bimba al suo fianco.

Tutte le sere Jin torna a casa da donna Suh che per arrotondare è solita fittare una stanza ai viaggiatori. Un giorno ospita il missionario francese padre Blanc e Yeon, il piccolo orfano di cui questi si occupa. Yeon è poco più grande di Jin, non parla ma sa suonare alla perfezione qualsiasi strumento. Tra i due bambini nasce un affetto indissolubile. È qui che la storia ha un salto temporale.

Immagine tratta dal Drama “The Tale of Nokdu” (2019)

Jin è divenuta una giovane donna, dama di corte nonché la danzatrice più brava di Corea, capace di incantare chiunque con la sua arte. Un giorno giunge a Palazzo Victor del Plancy, diplomatico francese. L’uomo è folgorato da lei al primo fugace incontro, ma è quando la vede ballare la danza dell’Oriolo a primavera, che cuore e mente ne sono stregati. Se ne innamora al punto da desiderare di portarla con sé in Francia.

“Era stato solo un istante, ma gli occhi scuri della damigella di corte gli stringevano il cuore in una morsa. Era stato come ritrovare un orologio perduto da tempo immemore.”

Immagine tratta dal drama  “Love in the Moonlight” (2016)

Così la vita di Jin subisce una nuova svolta irreversibile. Victor de Plancy riesce a ottenere dal re il permesso di condurre la ragazza in Francia. Qui lei scoprirà una nazione dalle convenienze meno rigide della Corea e una cultura del tutto diversa dalla sua. A Parigi sarà ammirata, ma mai realmente accettata e considerata. Questo, lentamente, la cambierà. Fino a non essere più la fanciulla partita dalla Corea, portando con sé, come fossero amuleti, i regali dell’amica Soa. Lontana dai suoi affetti più cari, dagli abbracci di Suh e dal tormentato amore di Yeon, le basterà la presenza di Victor? L’uomo si dimostrerà attento e affezionato così com’era stato a Seoul? E quando, qualche anno dopo, nel 1985, Jin farà ritorno in una Corea che affronta la dolorosa fine dell’epoca Joseon, quale sarà il suo destino?

“Ma il cuore umano quando ha uno stagno desidera un ruscello, e quando ha un ruscello desidera un fiume, e quando ha un fiume desidera l’oceano.”

Immagine tratta dal drama  “Love in the Moonlight” (2016)

Con La danzatrice di Seoul Shin ci regala un romanzo poetico, leggiadro e doloroso allo stesso tempo. L’autrice dipinge l’affresco nitido di una Corea che vive la fine di un’epoca, tormentata dall’essere contesa da Giappone e Cina. Lo fa, per quanto fatti storici narrati siano liberamente interpretati, con una dovizia di dettagli tale che al lettore sembrerà di essere al fianco della danzatrice, di vivere con lei ogni momento e condividerne le sensazioni.

Attraverso gli occhi intelligenti di Jin, Kyung-sook Shin ci descrive colori, paesaggi, natura, usanze e cultura di un Paese antico. Le sue descrizioni precise e minuziose accompagnano le vicende, adeguandosi al loro ritmo e consentendoci di vivere un racconto tridimensionale.

Danzatrici – Immagine tratta dal libro En Corèe

Il periodo trascorso a Parigi dalla protagonista ci parla di una Francia che vive al motto dell’uguaglianza, ma che nonostante ciò fa sentire Jin sradicata dalla propria natura e mai realmente integrata. La danzatrice di Seoul è dunque anche il racconto di un’epoca, l’ottocento, visto dal punto di vista di due nazioni distanti fisicamente quanto culturalmente. La prosa evocativa dell’autrice è al contempo lieve e sapiente ma capace di divenire impetuosa quando gli avvenimenti narrati lo chiedono. Leggendo La danzatrice di Seoul si viaggia nello spazio e nel tempo, ma soprattutto negli animi dei suoi personaggi. Alcuni dei quali resteranno indelebili, come il ricordo di persone care.

Per creare la storia della leggiadra e triste danzatrice Jin, l’autrice ha dichiarato di essersi ispirata alla protagonista di un breve racconto pubblicato a Parigi e risalente al 1905. Lo scritto di appena una pagina e mezza, si trova all’interno del volume En Corée scritto da Hippolyte de Frandin, diplomatico francese e fotografo. Leggendo della danzatrice coreana Lin Jin, come persona realmente esistita, Kyung-sook Shin si è sentita travolta dalle sue vicende. La personalità di quella giovane l’ha colpita tanto da farle sentire il desiderio di ridarle vita attraverso la sua scrittura. Nella nota riportata al termine del libro, l’autrice narra con trasporto la genesi del romanzo e soprattutto del suo immenso affetto per la danzatrice. A suo dire Lin Jin le è entrata nel cuore al punto da desiderare di “salvare la donna intrappolata in quella pagina e mezza”.

Hippolyte de Frandin – autore foto sconosciuto

Ha iniziato così a fare studi approfonditi su di lei e sul periodo storico nel quale ha poi ambientato La danzatrice di Seoul. Si è anche recata più volte a Parigi per consultare documenti e vivere quei luoghi, prima di condurci noi. Un lavoro certosino di ricerca che le ha permesso di donarci un racconto sì di fantasia, ma ricco di dettagli storici e personaggi realmente esistiti. Così, ad esempio, padre Blanc è stato realmente il vescovo dell’arcidiocesi di Seoul dal 1884 al 1890 e Victor Collin de Plancy un diplomatico francese. Quest’ultimo ha trascorso gran parte della sua vita lavorativa in Corea dal 1884. Egli era anche un grande collezionista di opere d’arte e antichità. La sua collezione privata di arte dell’Estremo Oriente fa parte della collezione coreana al Musée Guimet di Parigi.

Victor del Plancy  – Fonte foto (1)

Eppure Kyung-sook Shin ha chiarito che La danzatrice di Seoul non è un romanzo storico, ma una storia che parla di persone ed è questo, in effetti, il suo punto di forza.

Non si sa se la danzatrice Lin Jin che Kyung-sook Shin ha scoperto attraverso il racconto di Frandin sia realmente esistita. Se così non fosse, però, grazie a lei è divenuta viva, reale e destinata a restare nei nostri cuori.

L’autrice Kyung-sook Shin

Kyung-sook Shin è stata la prima autrice sudcoreana a vincere nel 2012 il Man Asian Literary Prize con il romanzo Prenditi cura di Lei. È tradotta in quarantasei Paesi ed è considerata una delle autrici più importanti di Corea. Nata nel 1963 in un villaggio nel sud della nazione, a sedici anni si è trasferita a Seoul con il fratello maggiore. Il suo debutto letterario è avvenuto nel 1985 con il romanzo Winter’s Fable, dopo il diploma al Seoul Institute of the Arts in scrittura creativa. Con Winter Fables  ha vinto il Munye Joongang New Author Prize, solo il primo di una lunga serie di riconoscimenti.

La mia valutazione
8/10
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